Il linguaggio con cui andranno scritti d’ora innanzi circolari e altri atti amministrativi non è l’unica questione di cui si occupa la direttiva Bongiorno/Spadafora di cui già abbiamo avuto occasione di parlare.
Ci sono anche altri aspetti non del tutto trascurabili.
Per esempio, nel predisporre prospetti statistici, bisognerà sempre riferire utilizzare tre colonne riferendo quindi le percentuali ai maschi, alle femmine e al totale.
Le pubbliche amministrazioni, e quindi anche le istituzioni scolastiche, dovranno rendere conto delle modalità di impiego delle risorse finanziarie destinate al salario accessorio precisando le percentuali destinate al personale femminile e maschile.
C’è persino una norma che impone alle pubbliche amministrazioni di “adottare iniziative per favorire il riequilibrio della presenza di genere nelle attività e nelle posizioni gerarchiche ove sussista un divario fra generi non inferiore a due terzi”: il Miur, cioè, dovrebbe rendere “appetibile” anche per gli uomini il mestiere di insegnante soprattutto nella scuola dell’infanzia e nella primaria; in che modo, non è dato di capire, anche perchè, ma non c’è bisogno di sottolinearlo, gli obiettivi della direttiva vanno raggiunti “senza maggiori oneri per la finanza pubblica”.
E, come se la formazione della commissioni di concorso non sia già abbastanza complicata, la Direttiva sottolinea una regola importante: “rispettare la normativa vigente in materia di composizione delle commissioni di concorso, con l’osservanza delle disposizioni in materia di equilibrio di genere”.
Bisognerà poi “monitorare gli incarichi conferiti sia al personale dirigenziale che a quello non dirigenziale, le indennità e le posizioni organizzative al fine di individuare eventuali differenziali retributivi tra donne e uomini e promuovere le conseguenti azioni correttive”: la norma dovrà essere rispettata anche nella scuola, ed il dirigente scolastico,nel nominare i propri collaboratori, dovrà prestare attenzione distribuire accuratamente gli incarichi in modo proporzionale.
Questo, ovviamente, è ciò che prevede la Direttiva, ma, come nella migliore delle tradizioni, le istituzioni scolastiche faranno ciò che potranno anche perchè, se davvero lo Stato, volesse tenere sotto controllo ciò che accade in 8mila scuole e 40mila plessi dovrebbe assumere una quantità pressochè sterminata di ispettori (e ispettrici!).
Anche perché, come al solito, quando una norma è troppo cogente e specifica non c’è davvero il modo di verificarne l’applicazione.
Consulta il testo integrale della direttiva nel portale della Funzione Pubblica
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