Per rientrare a scuola a settembre o si abolisce il limite del metro di distanza oppure le classi non dovevo superare il numero massimo di 20/22 alunni.
Su questa sorta di principio generale presidi e sindacati della scuola sembra siano d’accordo per garantire sicurezza agli alunni e al personale, in epoca di pandemia da covid e pure per affrontare la didattica con meno fatica.
Su questo versante, dice il presidente dei presidi di Roma e Lazio, Mario Rusconi: “Le scuole italiane hanno un eccesso di alunni nelle stesse classi da anni diciamo che avere oltre 20-22 studenti a classe è un non senso; oggi lo è dal punto di vista epidemiologico, ma è anche una aberrazione dal punto di vista formativo. Avere classi con 28, 30 e oltre ragazzi, magari con un disabile, significa avere una fabbrica di dispersione scolastica”.
Eppure, nonostante quanto afferma Rusconi sia da sempre risaputo, al di là della pandemia, le classi cosiddette pollaio sono state sempre giustificate per non eccedere nell’organico, per non costruire nuove scuole e comunque per mantenere la spesa per l’istruzione sotto certi limiti. Non sembra in ogni caso che l’organico rispetto all’anno scorso subisca variazioni di rilevo, ad eccezione forse di qualche migliaio di posti in più nel sostegno e nella scuola dell’infanzia.
Sull’infanzia fra l’altro, il governo sembra intenzionato a spendere una quota significativa di denaro del Recovery per implementare asili nel Sud dove la carenza di strutture pubbliche è spaventosa.
Sul fronte scuola uno dei progetti del Recovery prevede, a livello nazionale, la creazione di circa 228.000 posti per gli asili nido e le scuole materne, di cui 152.000 per i bambini 0-3 anni e circa 76.000 per la fascia 3-6 anni”.
L’esecutivo prevede inoltre di finanziare l’estensione del tempo pieno scolastico anche attraverso “la costruzione o la ristrutturazione degli spazi delle mense per un totale di circa 1.000 edifici entro il 2026″.
Per quanto riguarda invece l’affollamento nelle scuole, dice la segretaria generale della Cisl Scuola, Maddalena Gissi: “L’auspicio, vista la sensibilità del ministro Bianchi, è che si possano considerare le richieste della scuola per alleggerire l’affollamento nelle classi speriamo che se ne possa tener conto in vista del possibile incremento degli organici di fatto in giugno e che si possano rinnovare i posti Covid: si tratta di circa 75 mila contratti di cui 25 mila Ata e 50 mila ai docenti”.
Assai critico invece il comitato Priorità alla scuola che vorrebbe la scuola in presenza e in sicurezza: “Siamo ad una situazione ridicola. Siamo ai proclami buttati lì per vedere le reazioni di Regioni e sindacati. Le Regioni non sono in grado di garantire i servizi – trasporti e monitoraggi – i sindacati sono privi di senso civico e di responsabilità”.
Ed è proprio il Comitato a chiedere la stabilizzazione dei docenti precari “per non avere balletti di insegnanti da settembre a dicembre, come quest’anno, e vogliamo che non vengano formate classi con più di 22 allievi”.
Per questo promuove una iniziativa domenica 25 aprile al Piccolo Teatro a Milano, una mobilitazione con i precari entro fine aprile e una manifestazione entro fine maggio per chiedere “che non si ripeta un terzo anno scolastico disastroso come questo”.
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