Formazione classica e formazione pratica devono iniziare a convivere nelle nostre scuole: per troppo tempo sono state divise, a torto.
A sostenerlo è stata la ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli, a margine del convegno “Il lavoro che cambia”, svolto a Roma il 22 giugno.
“Dobbiamo superare quello che in Italia tradizionalmente è stato separato: la formazione classica dei saperi verticali e la cultura e i saperi del mondo del lavoro”, ha detto la responsabile del Miur riferendosi alla decisione del Governo sia di investire con la Buona Scuola risorse e tempo-scuola del triennio conclusivo di tutti i corsi degli istituti superiori sulla formazione in azienda, sia sulla riforma universitaria che dà maggiore spazio alle lauree specialistiche.
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La Fedeli ha tenuto ad aggiungere: “Bisogna sviluppare tutte le materie trasversali, computazionali, come viene detto, perché sono settori abilitanti per quello che riguarda la rivoluzione industriale”.
“Poi stiamo in particolare agendo con un grande investimento sulla digitalizzazione e sull’innovazione didattica”, aggiunge il ministro che cita in particolare come elementi chiave di questo approccio “la strutturalizzazione dell’alternanza scuola-lavoro e le lauree professionalizzanti”.
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