Attualità

Formazione continua e assetto interculturale della didattica, partono i progetti e i surveys della Commissione Europea

L’assetto disomogeneo, complesso e multietnico della didattica del nuovo millennio presenta e si caratterizza per un impatto diretto sulle modalità su come organizzare lezioni, didattica e spazi privati di lavoro. Prevede inoltre l’organizzazione più complessa ed avanguardistica di attività ludiche a supporto della didattica, dell’organizzazione di iniziative di gruppo e comuni con il fine di sviluppare non solo abilitò, attitudini di mero stampo personale ed individuale, ma anche competenze critiche di gruppo con cui il docente può confrontarsi. Creare comunità di pratica, coinvolgere educatori di diversa estrazione ed estrapolazione formativa e professionale e consentire la riflessività personale in un curriculum flessibile sono solo alcuni degli elementi che possono rendere più interculturale, varia e vivace una classe. Tale necessitò, o istanza, proviene da una survey, pubblicato ed emesso in collaborazione con le istituzioni europee. Le competenze espresse si legano indissolubilmente alle fasi storiche dell’Unione, ora più che mai caratterizzata da contrasti politici, ideologici e polarizzazioni alimentate dall’insoddisfazione diffusa. 

INNO4DIV: diversità. cooperazione interculturale e inclusività nelle scuole

Le necessità di integrazione culturale e transculturale emergono da un nuovo rapporto del progetto INNO4DIV del JRC, che ha analizzato 21 casi innovativi per lo sviluppo delle competenze interculturali e democratiche degli insegnanti ed è stato pubblicato in occasione del Mese europeo della diversità. Il rapporto esce in un momento in cui l’UE, accogliendo un numero sempre crescente di persone che fuggono dall’Ucraina per via del conflitto in corso, viene ancora una volta ricordato quanto l’istruzione inclusiva sia fondamentale in contesti interculturali come quelli attuali. Il senso di appartenenza che l’inclusività può favorire è la chiave per sviluppare la mentalità civica di studenti di diversa estrazione e quindi per coltivare una sana democrazia. I 21 casi sono stati selezionati con cura dall’Associazione Internazionale per l’Educazione Interculturale e dall’Universidad Católica de Valencia San Vicente Mártir lungo i criteri formulati in un precedente rapporto del progetto INNO4DIV, come l’innovatività, l’efficacia, la trasferibilità e la sostenibilità, con l’obiettivo di coprire i nove componenti abilitanti per lo sviluppo delle competenze interculturali degli insegnanti. Questi sono stati tratti da una revisione della letteratura e allineati al Quadro di riferimento delle competenze per la cultura democratica del Consiglio d’Europa.

Quali le competenze chiave per favorire una didattica interculturale? 

Sono nove le componenti abilitanti o chiave per lo sviluppo di IDC nella formazione degli insegnanti menzionate nel rapporto:

  • Comprensione comune di competenza interculturale e democratica (IDC), interculturalità, diversità culturale, valori europei ed etica della dignità umana;
  • Sostenere le politiche educative contribuendo allo sviluppo di partenariati sostenibili tra i diversi stakeholder;
  • Efficace formazione iniziale degli insegnanti basata su conoscenza esperienziale, pensiero critico e apprendimento significativo;
  • Sviluppo professionale continuo (CPD) degli insegnanti con programmi e progetti IDC di alta qualità che incorporano la diversità culturale come risorsa per l’apprendimento e l’insegnamento;
  • Modello di curriculum culturalmente reattivo, trasversale e flessibile basato sulla multi-percettività e su un approccio olistico;
  • Coinvolgere pedagogie interculturali reattive;
  • Disponibilità di risorse didattiche digitali e miste e di strumenti adattabili a diversi contesti educativi e culturali. Accesso libero e aperto a risorse, materiali e piattaforme per l’insegnamento e l’apprendimento;
  • Whole School Approach (WSA) e comunità di pratica.
  • Formatori di futuri insegnanti con conoscenza e comprensione interculturale esperienziale.

I 21 casi di buone pratiche scolastiche interculturali potrebbero servire da ispirazione per rendere più inclusive le diverse classi, evitando la frammentazione sociale e la formazione di comunità parallele afflitte da una reciproca sfiducia basata sul pregiudizio. Potrebbero consentire a tutti gli studenti di crescere per essere membri della società attivi, responsabili e di mentalità aperta, un obiettivo degno in mezzo agli alti livelli di polarizzazione nell’UE, alla diminuzione della soddisfazione popolare per la democrazia e ai problemi di identità che stanno divenendo oramai prevalenti. 

Andrea Maggi

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