Per più di 120 insegnanti, educatori e studenti calabresi e veneti l’anno scolastico si è aperto con una importante iniziativa di formazione avendo potuto partecipare ad uno stage di tre giorni sui problemi della pedagogia Freinet.
Il progetto è stato promosso dal Polo europeo della conoscenza di Bosco Chiesanuova (VR) e diretto dal pedagogista e ricercatore Enrico Bottero.
La pedagogia Freinet si ispira alla ricerca e alla pratica del maestro francese Célestin Freinet, considerato fra i massimi pedagogisti del secolo scorso al quale, in Italia, si sono rifatti Mario Lodi e Bruno Ciari, fondatori con molti altri insegnanti, del Movimento di Cooperazione educativa.
L’iniziativa si è articolata in sei giorni di formazione, suddivisi equamente tra la regione Calabria, a Locri, e il Veneto, Bosco Chiesanuova in provincia di Verona.
L’obiettivo principale è stato quello di far conoscere, studiare e sperimentare le tecniche della pedagogia Freinet tra gli insegnanti partecipanti. Ogni tappa dell’evento si è sviluppata attraverso due mezze giornate e una giornata piena di attività, che variavano da sessioni plenarie a laboratori pratici focalizzati su diverse tecniche pedagogiche.
Nel corso dello stage sono state approfondite in particolare quattro tecniche del maestro francese:
Queste tecniche sono state affrontate attraverso laboratori guidati da esperti del settore, tra cui Marcel e Danielle Thorel, due rinomati maestri francesi fra i massimi esperti della pedagogia Freinet.
Ma perché organizzare questo evento in due luoghi così diversi e per certi aspetti “inconsueti”?
“Organizzare un corso in Calabria è stata una scelta politica e culturale – spiega Enrico Bottero – per due ragioni principali: prima di tutto perché queste iniziative si fanno meno nel sud che nel nord. In secondo luogo perché soprattutto nel sud abbiamo bisogno di una scuola nuova che formi alla cittadinanza attiva le nuove generazioni. Questa nostra scelta è stata molto apprezzata dagli insegnanti calabresi e dalle autorità locali; il Comune di Locri, per esempio, ci ha messo a disposizione un bel palazzo storico, Palazzo Nieddu, e ha attivamente collaborato con noi”
C’è però una osservazione da fare: in una scuola sempre più dominata dalla cosiddetta intelligenza artificiale, c’è ancora spazio per le tecniche Freinet, per il testo libero, per la ricerca d’ambiente e per l’attività artistica? Non vi sembra di andare controcorrente e di essere “contro il progresso”?
“Assolutamente no – replica Bottero – anzi, se per progresso si intende quello che pensavano gli illuministi (al centro di tutto ci deve essere il soggetto con la sua capacità di pensare in modo critico), noi siamo esattamente per il progresso perché vogliamo abituare i ragazzi a pensare. Dobbiamo avere il coraggio di sapere e di conoscere, come ci aveva insegnato Kant più di due secoli fa. Con questo non voglio dire che l’intelligenza artificiale sia contro il progresso, dico solo che essa, come ogni tecnica può essere un “pharmakon”, e cioè uno strumento utile, ma anche un veleno.
Dobbiamo affinare il nostro pensiero critico per farne buon uso”.
E adesso, cosa bolle in pentola?
“Questo è stato solo uno stage introduttivo – sottolinea ancora Enrico Bottero – perché il nostro scopo è quello di avviare un percorso di ricerca e di approfondimento cooperativo tra docenti che operano anche in territori diversi.
Per raggiungere questo scopo, grazie al Polo europeo della conoscenza, abbiamo aperto una piattaforma (freinet.it) che consente proprio il lavoro cooperativo e lo scambio di esperienze”.
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