E’ stato firmato nei giorni scorsi dal Ministero dell’Istruzione il decreto relativo a criteri e risorse per le attività di formazione e aggiornamento dei dirigenti scolastici.
Il documento è particolarmente interessante in quanto si presenta nella forma di “atto datoriale” ossia di atto emanato in modo unilaterale.
Nelle premesse dell’atto il Ministero ribadisce infatti che la materia della formazione e dell’aggiornamento è sottratta per legge alla contrattazione integrativa.
“Ai sensi dell’art. 34 del d. lgc 27 ottobre 2009 n 150, le determinazioni per l’organizzazione degli uffici e le misure inerenti alla gestione dei rapporti di lavoro – chiarisce il Ministero – sono assunte in via esclusiva dagli organi preposti alla gestione con la capacità e i poteri del privato datore di lavoro, fatta salva la sola informazione ai sindacati, ove prevista”.
Il documento ministeriale sottolinea anche che, sempre ai sensi dell’art. 34, “rientrano nell’esercizio dei poteri dirigenziali le misure inerenti la gestione delle risorse umane nel rispetto del principio di pari opportunità, nonché la direzione e l’organizzazione del lavoro nell’ambito degli uffici”.
D’altronde anche per quanto concerne formazione e aggiornamento del personale del comparto scuola, proprio in applicazione alle disposizioni contenute nel decreto 150/2009, è da due anni che non si sottoscrivono più contratti integrativi.
Molto faticosamente e fra mille polemiche e contraddizioni, il decreto 150 (o “decreto Brunetta”) sta insomma facendo scuola anche se sono in molti a ipotizzare (o a sperare) che un prossimo governo di centro-sinistra potrebbe cancellarlo o almeno modificarne alcuni aspetti importanti, e soprattutto quelli relativi alla contrattazione pubblica.
Venendo poi al contenuto dell’atto datoriale va detto che le risorse messe in campo dal Ministero sono molto modeste (588milioni di euro in tutto, poco più di 60 euro per ciascun dirigente scolastico in servizio).
Il provvedimento ministeriale prevede anche la ripartizione dell’intero budget fra i diversi Uffici scolastici regionali e stabilisce che nelle prossime settimane a livello decentrato si dovranno fissare le modalità di utilizzo delle risorse.
In alcuni casi ci sarà però ben poco da discutere: in Molise, per esempio, si parla di poco più di 6mila euro, mentre nella pur estesa regione Lombardia si va poco al di là dei 65mila euro.
Le modeste risorse dovrebbero però servire, secondo l’atto datoriale, per favorire il raggiungimento di una quantità impressionante di obiettivi strategici.
Ma questa, ormai, è storia vecchia alla quale la scuola è abituata da tempo.
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