Mentre i vari partiti politici sono impegnati con la campagna elettorale in vista delle elezioni del 25 settembre prossimo, arrivano da più parti richieste più o meno articolate al futuro Governo proposito del sistema scolastico. In molti chiedono alle forze politiche di andare oltre le promesse elettorali, che spesso riguardano meramente il fattore economico e remunerativo.
Una riflessione contenente alcune proposte rivolte al prossimo esecutivo è stata fatta da Marcello Bramati, giovane insegnante milanese di liceo classico e scientifico in un articolo pubblicato ieri, 30 agosto, sul settimanale Panorama. “Di scuola si sente parlare quando c’è da mettere una pezza a strutture fatiscenti, quando c’è da rammendare il buco delle cattedre vacanti, quando c’è di mezzo qualche scandalo. In campagna elettorale invece la scuola è terreno di promesse, anche se dall’analisi dei programmi, in questa estate anche quelle si sono ridotte a qualche adeguamento salariale e poco altro”, ha esordito.
Secondo il docente il sistema scolastico è antiquato e nessuno starebbe facendo qualcosa per rinnovarlo: “Mentre sta per chiudersi il primo quarto di secolo del nuovo millennio, la scuola funziona ancora come nel secolo scorso, quando era stata modellata sulla società del secolo scorso, sui bisogni del secolo scorso, sui modi del secolo scorso. Quel che
emerge è la totale mancanza di progettualità della classe politica in ambito scolastico: non ci sono idee né visioni per la costruzione di un sistema scolastico che sia adeguato al terzo millennio”, ha continuato.
Ecco come bisognerebbe procedere secondo Bramati: “La prima parola chiave per rinnovare la scuola è lungimiranza. Se si vuole garantire davvero un ruolo fondamentale all’istruzione, occorre ripensarla e analizzarla dalle fondamenta, e per fare ciò serve tempo”.
L’insegnante ha poi riflettuto sul grado di preparazione dei docenti italiani: “In primo luogo occorre dedicarsi alle persone. Non è possibile che il livello dei docenti nella scuola italiana sia così disomogeneo e, si badi bene, non da una regione all’altra o da città a campagna, ma addirittura da una sezione all’altra dello stesso istituto”.
Così come il giornalista Davide Giacalone, Bramati pensa che ci si dovrebbe concentrare sugli studenti e sul loro diritto a incontrare, e non per caso, docenti competenti che garantiscano loro una buona preparazione: “Non è possibile che uno studente inizi la prima primaria o la prima superiore avendo la prospettiva di incappare in un docente che potrebbe demotivarlo per qualità dell’insegnamento, mancanza di motivazione, incapacità relazionali, metodi inefficaci e mai messi in discussione. La scuola non può essere un ‘gratta e vinci’ e gli studenti di domani dovranno essere messi nelle condizioni di incontrare docenti preparati, coinvolgenti e coinvolti, aggiornati e sereni dal punto di vista professionale”, ha scritto.
“È poi fattuale incontrare pochi maestri eccezionali, così come tra le centinaia di migliaia di docenti è altrettanto fisiologico incontrare anche qualche insegnante mediocre, ma un livello medio così disomogeneo come quello che presenta la nostra scuola deve essere messo in discussione e il modello che lo ha reso possibile completamente rivisto”, ha continuato.
Ecco, poi, una riflessione sugli ambienti scolastici: “Per essere educati alla bellezza, occorre frequentare scuole belle. Era così in altri momenti della storia, ma non è più così ora. Al di là delle emergenze, i soldi nella scuola non possono essere sempre destinati ai rattoppi e alle messe in sicurezza. Una politica per la scuola deve ripensare anche le strutture dal punto di vista estetico, presentando aule confortevoli e accoglienti, da rispettare e da conservare da parte di chi le utilizza per le generazioni future. Sarebbe un insegnamento potentissimo di educazione civica per la conservazione e la tutela di ciò che è pubblico: oggi un banco, domani un parco, un monumento, un servizio, le istituzioni. La scuola dovrebbe essere un lusso per tutti, esattamente l’opposto di ciò che è ora”.
Infine il docente ha esposto delle idee a proposito degli elementi che a suo avviso potrebbero rendere la scuola italiana davvero adatta ai tempi che stiamo vivendo: “Insegnamento delle materie scientifiche mediando teoria e laboratorio in modo massiccio e non estemporaneo, inglese con l’immersione linguistica necessaria per potersi esprimere – nel senso più alto del termine – in una lingua che non sia quella materna, patrimonio umanistico da non considerare un passatempo culturale ma un bene essenziale da coltivare e trasmettere per essere una società più profonda e consapevole, attenzione all’educazione fisica, garantendo docenti, ambienti e strutture di prim’ordine, per la cura del corpo umano e per i valori che lo sport può insegnare”, ha concluso Bramati.
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