Lezioni frontali affollate, piattaforme e-learning confusionarie e quiz di verifica improbabili
L’idea di aggiornare/formare i docenti per adeguare le loro competenze professionali alle reali esigenze delle scuole, oltre ad avere un fondamento pedagogico, affonda le sue radici nella normativa introduttiva e attuativa dell’autonomia scolastica (art. 21 Legge n. 59/97 – DPR n. 275/99).
Infatti, l’autonomia organizzativa e didattica delle istituzioni scolastiche, tra le altre cose, avrebbe dovuto favorire la pianificazione di un’offerta formativa in grado di dare delle risposte concrete e mirate alle istanze provenienti dalle piccole realità locali.
L’allineamento tra esigenze dei territori e azione educativa avrebbe dovuto e potuto rendere più incisivo ed efficace il nostro sistema scolastico.
In tale contesto la formazione dei docenti assume particolare rilevanza: la necessità di dare delle risposte mirate alle comunità presuppone una formazione del personale scolastico orientata alle specifiche istanze provenienti da queste ultime e, soprattutto, alle peculiarità connesse all’ordine e al grado di scuola di appartenenza.
Capita spesso che l’utilizzo delle reti di ambito e di scopo nella formazione degli insegnanti, anche se previsto dal comma 71 dell’art. 1 della Legge 107, dia luogo all’elaborazione di piani confusi e inadeguati che, in molti casi, pretendono di dare risposte a esigenze specifiche attraverso una formazione standardizzata.
Sovente, vengono utilizzate piattaforme e-learning che veicolano contenuti didattici in modo irrazionale, i quali costringono migliaia di docenti a visionare video, leggere testi mal scritti e rispondere a quiz discutibili: disancorati, in molti casi, dai contenuti formativi oggetto di trattazione e disomogenei sotto il profilo docimologico. La formazione online, quasi sempre, viene preceduta da lezioni frontali della durata di 5 ore consecutive in aule magne affollate da centinaia di corsisti appartenenti a tutti gli ordini e gradi di scuola (sic!).
Se non fosse tragico e mortificante, ci sarebbe da ridere, ma – come dice Pirandello – si tratta “di un riso amaro, simile al rumore che fala lumaca gettata nel fuoco, che sfrigola, e sembra ridere, e invece sta morendo”.
Ciò che risulta insopportabile, in alcuni progetti di formazione, non è tanto la farraginosità dei percorsi, quanto l’incapacità delle istituzioni scolastiche appartenenti alla rete di effettuare delle valutazioni in itinere per individuare le eventuali criticità e apportare i necessari correttivi o, nell’ipotesi peggiore, interrompere le azioni formative.
I Dirigenti scolastici sembrano prestare maggiore attenzione agli aspetti burocratici della formazione piuttosto che alla concreta ricaduta di quest’ultima su docenti e alunni.
E così, stancamente, si va avanti aspettando la fine dell’anno scolastico, nella speranza che l’estate sia in grado di rigenerare le stanche membra dei poveri insegnanti, i quali, nonostante tutto, continuano ad auspicare che la ragionevolezza faccia breccia nella mente e nei cuori degli ideatori di siffatte proposte formative.