Tra gli obiettivi del Governo Renzi assume, in questa primavera, una forte centralità quello della riforma dei luoghi della formazione. Dalla “Buona Scuola” presentata in autunno alle linee guida del futuro intervento sull’Università ritroviamo con insistenza il tentativo di rendere sempre meno libero ed accessibile il mondo della formazione, piegandolo alle logiche privatistiche del mondo produttivo che lo circonda.
Per questo la mobilitazione del 12 marzo, lanciata dall’Unione degli Studenti, rappresenta una grande occasione per porre al centro del dibattito alcuni temi non più rimandabili. Un’alternativa alla visione elitaria di diritti del Governo esiste: la conoscenza resa accessibile a tutti, l’estensione dei diritti e delle tutele sono l’antidoto che gli studenti propongono alla precarietà e all’esclusione sociale.
“Nelle linee guida presentate dal ministro Giannini nel documento sulle priorità politiche del suo Ministero è presente un passaggio politicamente molto pericoloso rispetto al Diritto allo Studio Universitario in cui si pone l’accento sul merito – afferma Alberto Campailla, portavoce di LINK – Coordinamento Universitario – che ci fa presagire operazioni, già tentate in passato, di restrizioni della platea dei beneficiari dei servizi, tramite innalzamento dei criteri di merito”.
Da parte del Ministero servono invece impegni chiari sul fronte del rifinanziamento del capitolo sul Diritto allo Studio e sull’avvio di un percorso di discussione sui Livelli Essenziali delle Prestazioni.
“Le nostre proposte, come LINK – Coordinamento Universitario – continua Campailla – su questo tema sono tante, e molte si ritrovano nella campagna “Costruiamo l’AltroBando” sulla definizione dei bandi regionali degli Enti per il Diritto allo Studio: riguardando ad esempio le soglie per l’idoneità e l’importo delle borse, la possibilità di istituire una “borsa servizi” per coloro che sono di poco sopra la soglia ISEE e di ridefinire i servizi di cui necessitano gli studenti pendolari e gli studenti fuorisede.”
“Dopo un autunno di piazze e assemblee partecipate da tanti studenti e studentesse, ancora oggi non c’è, da parte del Governo Renzi e del Miur, una risposta credibile per chi vuole fare l’insegnante. La nostra battaglia non si ferma e domani, 12 marzo, saremo in piazza anche – ribadisce Campailla – per chiedere a gran voce che i diritti del mondo del lavoro della conoscenza vengano presi in considerazione e tutelati. Da molti mesi ormai con la campagna #iovoglioinsegnare chiediamo al Governo e al Ministero che siano previsti cicli di Tfa fino almeno al 2017, anno in cui, secondo le linee guida de “La Buona Scuola” emanate a settembre, dovrebbero entrare a regime le magistrali abilitanti. Vogliamo inoltre che il Tfa venga modificato e migliorato e che quindi si dia la possibilità ai tieffini di accedere ai sistemi di DSU delle Regioni o degli Atenei, che la tassazione sia progressiva in base al reddito, che i corsi impartiti dagli Atenei siano realmente utili e formativi, che sia previsto un consiglio di tirocinio e che non ci sia alcun tipo di contributo economico per le prove d’esame”.
“Stiamo dimostrando – conclude Campailla – a Ministero e Governo che esistono già, sia sul fronte della formazione all’insegnamento che su quello del diritto allo studio, delle proposte condivise e costruite assieme agli studenti che domani saranno in piazza per ribadire che questi temi non possono più essere rimandati”.
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