Il ministro Bianchi ha presentato la bozza di riforma della formazione dei docenti; il direttore della fondazione Agnelli ne ha sintetizzato il contenuto: “La qualità di un sistema educativo è legata alle competenze e alle motivazioni di chi vi lavora”; “Solo docenti ben preparati e motivati possono portare a un miglioramento dei risultati degli studenti italiani”; “Superare la visione, vecchia di un secolo, che chi conosce le cose le sa anche insegnare, con tutti i danni provocati alla nostra scuola, è un bel progresso”.
Tutte asserzioni condivisibili ma derivanti da una visione parcellizzata dell’attività educativa: è stato assunto un punto di vista obsoleto.
L’insegnamento, in base alle vigenti disposizioni, ha perso la sua centralità, la progettualità l’ha sostituito [DPR 275/99]. Le conoscenze sono strumentali: il fine istituzionale si consegue utilizzandole come palestra in cui si sviluppano le capacità, intellettive e operative dei giovani, che si manifestano sotto forma di competenza.
Riformulando. I giovani faranno l’ingresso in una società in cui tutto si modifica incessantemente e in modo imprevedibile. Conseguentemente è necessario attrezzarli per metterli in grado di affrontare il nuovo, di dominare il cambiamento. Da tale punto di vista si può osservare l’erroneità delle scelte ministeriali: deputato allo sviluppo e al potenziamento delle capacità è un organismo collegiale, il Consiglio di classe, non sono i singoli docenti. Il suo mandato costitutivo [DLgs 297/94] prevede che tutti gli insegnamenti, coordinati, siano orientati ai traguardi programmati, vale a dire alla “progettazione dell’istruzione”.
In questo scenario si collocano i sindacati, che sarebbero dovuti scendere in campo per tutelare gli interessi degli insegnanti. Anche loro non hanno colto il nocciolo della questione. Hanno contestato la bozza di riforma avanzando critiche finanziarie e di progressione di carriera: questioni di secondo piano. Il riconoscimento dell’importanza e dell’essenzialità della funzione docente potrà avvenire solamente se l’ambito della loro attività sarà ben delineato e, in particolare, sarà rispettata la volontà del legislatore che, decenni addietro, ne ha disegnato la struttura decisionale.
Enrico Maranzana
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