La storia si ripete: i docenti precari, circa 200mila con contratto a tempo determinato, come era accaduto già per la carta docente, verranno tagliati fuori anche dagli incentivi alla formazione.
Si tratta della conseguenza di quanto stabilito dal DL 36 da poco approdato in Gazzetta Ufficiale, che già ha scatenato le reazioni dei sindacati, finalmente ricompattati contro il provvedimento che vorrebbe finanziare la formazione insegnanti proprio con la carta docente, oltre che con i tagli sull’organico, come ha spiegato anche il nostro direttore Alessandro Giuliani.
Il decreto 36, infatti, esplicita che i percorsi permanenti triennali, facoltativi, da svolgersi in orario aggiuntivo, sono destinati ai docenti di ruolo. Saranno solo loro, quindi, ad avere l’opportunità di ricevere l’incentivo, sempre qualora le ore aggiuntive non siano state già remunerate con le risorse del fondo per il miglioramento dell’offerta formativa e ammesso che il docente abbia ricevuto una valutazione positiva al termine del percorso (secondo prestabiliti indicatori di performance).
Aperta la strada ai ricorsi?
Prima ancora dell’opzione ricorsi i docenti si giocheranno la carta sindacale dello sciopero: questo è quanto sembra stia accadendo in questa fine di anno scolastico. Se tutto va come le sigle sindacali sperano, quindi, il decreto (del quale in molti chiedono addirittura il ritiro da parte del Governo), nel suo percorso verso la conversione in legge, dovrebbe subire quanto meno importanti modifiche.
Solo in ultima istanza, qualora il provvedimento venisse alla fine convertito in legge così com’è, gli studi legali potrebbero essere contattati da quella parte di personale precario che già nel caso della carta docente ha fatto ricorso con successo, ottenendo l’ok al recupero delle cifre mai percepite.
Ricordiamo infatti che con una recente sentenza il Consiglio di Stato ha aperto un varco alla possibilità per i docenti precari di religione cattolica – ma il principio vale per tutti i docenti precari – di ottenere anch’essi, come tutto il restante personale di ruolo, la c.d. Carta elettronica del valore di 500 euro annui.
Il principio cui fa riferimento il Consiglio di Stato nel caso della carta docente potrebbe valere anche per gli incentivi? Lo si vedrà. Certo è che, come spiega l’avvocato Dino Caudullo, specializzato in legislazione scolastica, il Consiglio di Stato ha stabilito che “in coerenza con i principi di parità di trattamento e di buon andamento della Pubblica amministrazione, non si può escludere l’obbligo alla formazione anche per il personale precario, essendo insostenibile che l’Amministrazione si avvalga di quest’ultima categoria di personale per l’erogazione del servizio scolastico senza pretenderne un adeguato livello di aggiornamento e formazione”.