Il personale della scuola dovrà essere formato adeguatamente sul tema della violenza e della discriminazione di genere, questioni che dovranno essere promosse anche nell’ambito delle indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione, delle indicazioni nazionali per i licei e delle linee guida per gli istituti tecnici e professionali, oltre che nella programmazione didattica curricolare ed extracurricolare delle scuole di ogni ordine e grado, al fine di sensibilizzare anche gli studenti su questi argomenti, per giungere a una prevenzione della violenza nei confronti delle donne che sia prima di tutto un’azione culturale.
E allo stesso modo e nella stessa direzione si dovrà agire sul fronte dei libri di testo.
Tutti obiettivi che si pone l’ultima legge di bilancio 2022, approdata da poco in Gazzetta Ufficiale, nell’ambito del cosiddetto Piano strategico nazionale contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, per il quale si prevedono risorse proprie, con un Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità (di cui all’articolo 19, comma 3, del decreto-legge 4 luglio 2006,n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248), incrementato di 5 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2022.
Non ultimo, tra gli obiettivi del piano, quello di prevenire il fenomeno della violenza contro le donne attraverso la sensibilizzazione anche degli operatori dei settori dei media per la realizzazione di una comunicazione e informazione, anche commerciale, rispettosa della rappresentazione di genere e, in particolare, della figura femminile, anche attraverso l’adozione di codici di autoregolamentazione da parte degli operatori medesimi. Un’esigenza da sempre nota, naturalmente, ma che è balzata agli onori della cronaca con particolare forza a seguito delle dichiarazioni della conduttrice Barbara Palombelli, che a commento di un ennesimo caso di femminicidio, ha dichiarato: “È lecito domandarsi: questi uomini erano completamente fuori di testa, completamente obnubilati, oppure c’è stato anche un comportamento esasperante, esagerato, anche dall’altra parte? È una domanda che dobbiamo farci…”. Un’opinione espressa su Forum, su Rete4, che ha scatenato naturalmente una bufera per l’assoluta misoginia del suo contenuto, persino involontaria, cosa forse ancora più grave da parte di una giornalista.
Su questi temi abbiamo conversato con la ex presidentessa della Camera Laura Boldrini, che ha chiesto gran voce: via il sessismo dai libri di testo.
“Nei libri di scuola, quando si parla di uomini si usano sempre aggettivi molto molto soddisfacenti, molto altisonanti, sono degli eroi, sono dei pittori, sono degli dei, dei vincitori, dei cavalieri; e invece quando si parla di ragazze, cambiano anche gli aggettivi. Agli uomini sono riservati aggettivi straordinari, aggettivi eccellenti e superbi; quando alle donne sono riservati aggettivi che ne riducono le qualità. Magari le donne sono gentili, sono servizievoli, sono pettegole, obbedienti. Allora se noi riserviamo questa differenza di rappresentazione tra gli uomini e le donne nei libri scolastici, gli orizzonti delle nostre figlie chiaramente si riducono”.
“Se tutto quanto nella nostra società è mirato a ridurre l’autostima delle donne – conclude la presidente del Comitato dei diritti umani nel mondo alla Camera -, l’orizzonte femminile si riduce. Siamo di fronte di nuovo a una discriminazione, è un atteggiamento sessista che non può essere tollerato nel 2021, quindi io dico agli autori dei libri e anche alle autrici, agli editori e alle editrici, di essere parte del cambiamento, essere parte dello sviluppo sociale di questo Paese, non rimanere allo stereotipo degli anni ’50 o ’60, perché la società è andata oltre”.
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