La lettera ad una professoressa dei ragazzi di Barbiana va letta e interpretata tenendo conto del contesto storico e culturale in cui era stata scritta; se la si legge invece in modo “decontestualizzato” si rischia di travisarne del tutto il messaggio: lo sostiene anche Christian Raimo, docente di storia e filosofia in un liceo romano e autore di diversi saggi sulla storia della scuola e dell’educazione.
Il suo ultimo volume (L’ultima ora) dedica molte pagine proprio a confutare le tesi un po’ “disfattiste” di coloro che sostengono che è proprio a Don Milani che vanno addebitati i guasti della scuola e soprattutto la perdita di conoscenze degli studenti.
E’ pur vero che Don Milani sosteneva che ai ragazzi vanno fatti leggere i giornali più l’Iliade e l’Odissea ma Raimo propone di considerare gli effetti a media e lunga distanza del lavoro del Priore di Barbiana che operava in un momento in cui la selezione nella scuola dell’obbligo era ancora molto elevata e colpiva soprattutto gli alunni e le alunne che provenivano dalle classi sociali più basse.
Per la verità, nel suo libro, il docente e saggista romano affronta molte altre questioni tutte analizzate (e ampiamente documentate) con un obiettivo dichiarato e ben preciso: difendere la scuola pubblica dagli attacchi di chi la vorrebbe subalterna alla politica e all’economia.
Più volte Raimo ricorda una tesi cara al pedagogista statunitense John Dewey secondo cui le istituzioni politiche sono un effetto più che una causa del sistema educativo, a significare che l’educazione e la scuola possono svolgere una funzione decisiva di cambiamento sociale.
E non a caso nel corso del volume egli passa in rassegna il pensiero e il lavoro di tanti educatori e pedagogisti che hanno che sono riusciti con la potenza delle loro idee e delle loro proposte a incidere sui modelli sociali, da Whasburne a Margherita Zoebeli, da Lamberto Borghi a Don Milani, appunto.
Ma non mancano anche considerazioni di grande attualità come quelle sulla formazione dei docenti e sul loro condizione sociale di sempre minor prestigio.
Nella intervista che qui pubblichiamo parliamo con Christian Raimo di tutto questo per concludere con una considerazione scontata ma che non per questo va taciuta: la scuola pubblica è un bene prezioso e va difesa in ogni modo anche contro i più recenti tentativi di sminuire ulteriormente il ruolo dei docenti, con l’introduzione di figure di dubbia efficacia come i tutor e gli orientatori.
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