“È rafforzato il meccanismo di valutazione permanente dei docenti, obiettivo del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, con particolare riferimento al riconoscimento delle risorse da destinare alla retribuzione integrativa“.
Si tratta dell’ultimo stralcio del comunicato stampa del Governo a conclusione dell’intervento del presidente del Consiglio Draghi e dei ministri Franco e Cingolani, che conferma l’introduzione nel sistema scolastico della figura del docente esperto: nasce insomma quella famosa progressione di carriera che in passato non si era mai riuscita ad affermare. Un tassello in più per le riforme del Pnrr, quella della riorganizzazione del sistema scolastico e quella della formazione del personale, a pochi mesi dalla scadenza di dicembre 2022. Insomma, il Governo aveva promesso all’Europa un sistema di carriera nella professione docente e ha colto l’occasione del Decreto Aiuti per farlo, l’ultimo treno, laddove, con il Decreto 36, non si era riusciti ad arrivare all’obiettivo.
Ma entriamo nel merito: il DL Aiuti conferma la retribuzione integrativa una tantum legata alla formazione incentivata, così come è stata pensata nel DL 36 convertito in legge 79/2022: “Per gli insegnanti di ruolo di ogni ordine e grado del sistema scolastico statale – leggiamo in quella che è pur sempre una bozza che dovrà passare, a settembre, dalla ratifica del Parlamento per la conversione in legge – al superamento del percorso formativo triennale e solo in caso di valutazione individuale positiva è previsto un elemento retributivo una tantum di carattere accessorio, stabilito dalla contrattazione collettiva nazionale, non inferiore al 10 per cento e non superiore al 20 per cento del trattamento stipendiale in godimento, nei limiti delle risorse disponibili ai sensi del comma 5 e secondo le modalità ivi previste”.
La novità consiste invece nella retribuzione integrativa permanente per i docenti di ruolo che abbiano conseguito una valutazione positiva nel superamento di tre percorsi formativi consecutivi e non sovrapponibili. Questi docenti accedono così alla “qualifica di docente esperto e maturano conseguentemente il diritto ad un assegno annuale ad personam di importo pari a 5.650 euro che si somma al trattamento stipendiale in godimento. Può accedere alla qualifica di docente esperto, che non comporta nuove o diverse funzioni oltre a quelle dell’insegnamento, un contingente di docenti definito con il decreto di cui al comma 5 e comunque non superiore a 8 mila unità per ciascuno degli anni 2032/2033, 2033/2034, 2034/2035 e 2035/2036“. In breve, complessivamente, tra 10 anni 32mila docenti usufruiranno di circa 450 euro in più in busta paga, a patto che il docente qualificato esperto rimanga nella istituzione scolastica per almeno il triennio successivo al conseguimento di suddetta qualifica. E sembra di sentirle già, le proteste del mondo della scuola, per l’ennesimo vincolo triennale.
Per le modalità di valutazione del percorso formativo legato all’introduzione di questa nuova figura, si attende un regolamento. E la bozza chiarisce anche che se i tempi dovessero slittare, nel caso in cui questo regolamento non venisse quindi emanato per l’anno scolastico 2023/2024, le modalità di valutazione saranno definite transitoriamente con decreto del Ministro dell’istruzione da adottarsi di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze.
Fatte salve le novità che dovessero arrivare in sede di rinnovo del contratto, la bozza stabilisce quanto segue: “si applicano i seguenti criteri di valutazione e selezione:
1) media del punteggio ottenuto nei tre cicli formativi consecutivi per i quali si è ricevuta una valutazione positiva;
2) in caso di parità di punteggio diventa prevalente la permanenza come docente di ruolo nella istituzione scolastica presso la quale si è svolta la valutazione e, in subordine, l’esperienza professionale maturata nel corso dell’intera carriera, i titoli di studio posseduti e, ove necessario, i voti con cui sono stati conseguiti detti titoli”.
Per riassumere: dopo soli 3 anni, a percorso formativo concluso positivamente, i docenti dovrebbero ricevere l’incentivo una tantum; ma sarà dopo 9 anni, a conclusione di 3 percorsi positivi (ognuno dei quali triennale) che lo stipendio del docente potrà finalmente godere di una integrazione permanente.
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