Le questioni di natura ambientali interessano da decenni il dibattito pubblico: tutti siamo consapevoli che bastano degli accorgimenti per ridurre l’impatto – o la già nota impronta ecologica e climatica – provocato dalle attività umane. L’educazione e la didattica da 20 anni a questa parte, appaltando la questione a diversi insegnamenti nel corso del tempo, hanno provvisto a sensibilizzare i giovani e provvedere a far sviluppare loro una predisposizione sana e saggia all’educazione ambientale legata alle future emergenze che il continente europeo ed il mondo intero affronta ed affronterà se non si provvede a soluzioni reali ed efficaci. La Summer School menzionata è una di quelle occasioni di dialogo ed incontro utili a docenti e studenti per avvicinarsi al mondo della tutela ambientale: la sfida dello sviluppo si vince con la collaborazione fattiva tra istituzioni pubbliche e private, università e imprese. Tra gli obiettivi previsti è presente la formazione di una rete di game changer, figure professionali che supportano attualmente, con le loro competenze, la transizione ecologica nel Belpaese e non solo.
Molte le fondazioni che finanziano e partecipano ai lavori di base della Summer School, tra cui figura Enel, il cui direttore ha espresso favore all’iniziativa: «Ricerca e formazione sono elementi essenziali per vincere la sfida dello sviluppo sostenibile per tutti e la convergenza tra istituzioni pubbliche, accademia e imprese è la strada migliore da percorrere con decisione». A partecipare all’evento ed agli incontri che si susseguiranno saranno soprattutto docenti e studenti, nonché esperti di settore come docenti universitari, ricercatori e specialisti di alto profilo, che coordineranno anche i workshop ed i giochi di ruolo. In sei giorni 30 studenti e studentesse si confronteranno con problemi ai quali trovare soluzione per costruire un futuro sostenibile per il pianeta in cui viviamo. Le visite guidate, in particolare intrattenute presso aziende vitivinicole ed agrarie, mirano a far acquisire a studenti ed insegnanti competenze non solo meramente teoriche, ma anche pratiche legate al contatto visivo e sensoriale con le pratiche comuni, in vigore nelle aziende produttrici, messe in pratica per salvaguardare l’ambiente.
I 30 partecipanti sono stati selezionati fra 370 ammessi alle prime due fasi della Siena International School: un numero variegato di studenti provenienti da 60 paesi che comprende ricercatori, manger, imprese e docenti universitari. Cruciali le affermazioni del Rettore dell’Università di Siena, Francesco Frati: «La pandemia e le vicende belliche in corso non devono far passare in secondo piano i temi pressanti del cambiamento climatico e non devono allontanare dagli obiettivi dell’Agenda 2030. Occorre governare un’emergenza ormai evidente e questa Scuola vuole dare una risposta con la formazione di coloro che dovranno trovare soluzioni e proporre cambiamenti per uno sviluppo più equo e sostenibile del Pianeta». Con la quarta edizione la Scuola intende soffermarsi sull’organizzazione di giochi di ruolo, ” capaci di interpretare il cambiamento, immaginare il futuro e individuare soluzioni concrete in grado di realizzare le trasformazioni necessarie a cambiare l’attuale modello di sviluppo” – ha dichiarato Angelo Riccaboni, Università di Siena. Il tentativo è anche quello di fare rete tra studenti, imprese, docenti e specialisti in modo da prevedere, studiare ed organizzare azioni concrete.
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