Aprirà a breve un negozio all’interno dell’Iiss Pilla di Campobasso, “frutto di un coraggioso progetto didattico che viene da lontano”.
Si potranno acquistare i prodotti “dei terreni alla periferia del capoluogo che servono da laboratorio per i ragazzi dell’istituto agrario, tra cui spiccano quelli di un ettaro di terra affidati ai detenuti della vicina casa circondariale”.
Si tratta di un progetto, spiega la preside Rossella Gianfagna al Sole 24 Ore, “inclusivo di integrazione tra scuola e territorio” e in modo particolare di uno scambio di prestazione d’opera e formazione a 360 gradi a favore dei detenuti”, ma con beneficio del suo Istituto.
In pratica, di fronte alle carenze strutturali della scuola, al ginepraio delle pratiche burocratiche, la preside, sfruttando i varchi offerti dalle leggi, ha mandato i docenti dell’organico potenziato a insegnare ai carcerati che però in cambio, dopo avere ottenuto il permesso straordinario per lavori socialmente utili, la mattina si prendono cura dei lavori di manutenzione dell’edificio.
“Ma non si tratta solo di manutenzione straordinaria, perché Gianfagna ha coinvolto l’istituto in una destrutturazione degli ambienti scolastici per adottare una didattica flessibile e aperta che ha rivoluzionato la classica aula scolastica. Con il risultato che entrare nell’istituto sembra quasi di accedere in un albergo. I collaboratori scolastici sono pienamente coinvolti nel progetto e sono responsabilizzati diventando tutor-formatori del piano personalizzato fatto sui singoli detenuti”.
E quest’anno due di loro affronteranno l’esame di diploma in ragioneria.
“Non abbiamo avuto- spiega la preside al Sole 24 Ore- nessuna criticità con le famiglie, che anzi hanno compreso da subito la portata educativa del progetto e non hanno frapposto ostacoli: i ragazzi dell’istituto hanno imparato a conoscere la realtà carceraria e ho potuto assistere a momenti in cui i detenuti stessi riprendevano i ragazzi che non rispettavano le regole all’interno dell’istituto”. L’alternanza scuola-lavoro inoltre prevede che i ragazzi dell’agrario vadano in carcere per mettere a punto un giardino interno che “diventa scopo di vita per gli ergastolani, i detenuti che non hanno alcuna speranza di uscire”.
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