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Formazione iniziale dei docenti: il punto di vista della Società italiana di Didattica della storia

Sui nuovi percorsi per la formazione iniziale degli insegnanti della scuola secondaria, avviati con il DPCM dello scorso 4 agosto, la Società Italiana di Didattica della Storia (SiDidaSt) esprime un giudizio sostanzialmente positivo: “Finalmente – osserva infatti il presidente Antonio Brusa, docente emerito dell’università di Bari – dopo anni di limbo (determinati dall’abolizione dei Tirocinio Formativo Attivo), viene ripreso un serio percorso di specializzazione e di formazione del corpo docente della scuola secondaria italiana”.
“Questa – aggiunge – è un’occasione importante per elevare le competenze professionali e umane di tutti gli insegnanti; si auspica possa essere affiancato presto un adeguato piano di aggiornamento e di formazione in servizio”.

Brusa, che da decenni si occupa dei problemi della didattica della storia, coglie anche l’occasione per mettere in evidenza alcuni problemi.

Intanto Brusa e tutta la sua associazione tengono ad evidenziare che “i crediti formativi universitari (CFU) da erogare dovranno riguardare gli aspetti epistemologici, metodologici e tecnologici dell’insegnamento della Storia e non la trasmissione di specifici contenuti”.
La Società Italiana di didattica della storia auspica anche che nella fase di organizzazione delle attività di tirocinio, si lavori anche per costruire solidi legame con gli istituti scolastici, soprattutto per mezzo degli ‘insegnanti esperti’, che spesso operano già all’interno delle singole scuole.

E poi una annotazione anche sui contenuti: “Sarà opportuno che i programmi dei corsi comprendano i seguenti aspetti generali: significato e finalità della disciplina storica; metodo della ricostruzione storica e gli intrecci interdisciplinari; assetto legislativo italiano ed europeo per l’insegnamento della storia anche nella loro evoluzione storica; programmazione delle unità di apprendimento di Storia e gli strumenti operativi e valutativi; tecniche per la realizzazione di attività laboratoriali di storia; potenzialità delle tecnologie informatiche e telematiche per l’insegnamento della Storia; confronto con gli usi extrascolastici della storia”.

E, per evitare ogni equivoco, Brusa chiarisce un ultimo aspetto: “E’ opportuno che nella titolazione degli insegnamenti si evitino espressioni del tipo ‘Didattica della Storia moderna’ o ‘Didattica della Storia romana’ eccetera. Una raccomandazione fatta nella consapevolezza che i metodi e le tecniche per l’insegnamento della Storia sono gli stessi per tutte le partizioni cronologiche e tematiche, così come la nostra disciplina è unica e fondamentale per la formazione del cittadino”.

Redazione

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