Sulla riforma del reclutamento e della formazione dei docenti il Ministro Patrizio Bianchi sta giocando quasi tutte le sue carte e la sensazione è che si tratta di una sorta di partita a poker dagli esiti imprevedibili.
Le voci che stanno circolando e che potrebbero trovare conferma nelle prossime ore (in mattinata il Ministro incontra le forze politiche, mentre nel pomeriggio è in programma una riunione con i sindacati), parlano della possibilità di accelerare gli aumenti stipendiali in relazione alle attività di formazione.
Non si sa ancora nulla delle modalità concrete con cui questi aumenti potranno essere erogati e soprattutto non è ancora chiaro come potranno essere finanziati.
Una ipotesi (neppure troppo remota) è quella di ricorrere ai fondi della carta del docente che sfiorano oggi i 400 milioni all’anno ma che sono destinati ad aumentare a seguito delle sentenze che hanno stabilito che la carta spetta anche al personale non di ruolo.
La parte principale del provvedimento riguarda il reclutamento che potrebbe essere articolato con due percorsi diversificati, uno riservato al “precariato storico” e uno per tutti altri. Resta il nodo della cadenza dei concorsi: c’è chi continua a parla di concorsi annuali ma chi, più realisticamente, si rende conto che la macchina ministeriale non è assolutamente in grado di rispettare tempi del genere e quindi pensa che un concorso ogni 2-3 anni sarebbe già un bel risultato.
La scelta di fare concorsi ogni 2-3 sarebbe legata anche alla decisione di superare la prova-quiz introdotta con il DL 73 dello scorso anno.
Secondo le voci che abbiamo raccolto la riforma potrebbe essere contenuta in un decreto legge che il Governo varerà subito dopo Pasqua in modo da poterlo convertire in legge entro fine giugno.
Ma questo equivale ad una riforma fatta con poco confronto sia con le parti sociali sia con le stesse forze politiche.
E non è da escludere, a questo punto, che i sindacati scendano sul piede di guerra non appena il decreto verrà approvato dal Consiglio dei Ministri.
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