L’anno scolastico si è aperto con un susseguirsi di provvedimenti legislativi tutt’altro che organici e spesso in contraddizione, risultato della legge di riforma sulla BUONA SCUOLA, partorita dall’attuale Governo nella calda estate del 2015.
Un titolo augurale, forse per spazzare via la politica degli ultimi anni ,che non aveva lesinato guai e dolori alla scuola.
E di fatto, l’accanimento di disposizioni ,norme, soluzioni impiantistiche nuove, ha prospettato un’inversione di rotta (che al di là di uno sforzo mai visto prima di energie e denari) ha rappresentato il pannuccio caldo di una scuola malata….
Il Governo ha pensato di riverberarsi , iniziando tra fine agosto e settembre, il reclutamento dei docenti per dare avvio a quella politica di qualità che avrebbe avuto indubbi riflessi sugli studenti, sul modo di imparare e sulla spendibilità culturale dei loro titoli.
Ma il reclutamento di fine estate non è stata l’unica carta che si è giocata il governo, perché ad una fase zero è seguita una fase A e poi B fino a concludersi con una fase C aggiungendo alle scuole ogni giorno docenti nuovi nel panorama già consolidato degli assetti.
La visione complessiva dell’opera si è potuta comprendere solo a chiusura delle operazioni ,con facili ed intuibili effetti sull’azione sociale ed educativa.
Colleghi nuovi con destati interessi, riaccesi entusiasmi, vecchie preoccupazioni, difficoltà, paure, con diversi ma equivalenti modi di guardare ad una stessa realtà quella di una scuola, che mette al centro gli allievi che apprendono.
Una bella trama per riuscire ad immaginare prima e a realizzare poi trasformazioni e miglioramenti. Con questo spirito è iniziato il New Deal della scuola.
L’idea di essere il vero motore dello sviluppo avrebbe potuto essere un buon modo di ricominciare. Qualcuno potrà essere d’accordo, qualche altro no, ma per parlare di cose credibili da qualche parte pur bisognava cominciare. Un’atmosfera di ossigenazione, un orizzonte di senso cui guardano i docenti neoassunti, per i quali nei giorni che verranno si prevedono giorni impegnativi, straordinari ed utilissimi di formazione per dare efficacia ed efficienza al loro presente, fiato e senso ugualmente al loro futuro.
Saranno in formazione un numero spropositato di docenti per i quali sono stati previsti incontri on line sulla piattaforma gestita dall’indire e una serie di attività variamente distribuite: incontri di accoglienza/formazione(per un numero massimo di 3 ore),attività di restituzione degli esiti(ancora 3 ore),e quattro laboratori formativi di tre ore ciascuno(con non più di 30 docenti) su quattro tematiche di approfondimento: Gestione della classe e dinamiche relazionali, Sistema nazionale di valutazione (autovalutazione e miglioramento),Bisogni educativi speciali e disabilità, Nuove tecnologie e strategie didattiche innovative. I poli formativi in questi giorni sono in gran fermento per raccogliere le direttive dagli uffici periferici(questi hanno già avuto incontri in precedenza con i Dirigenti scolastici e gli uffici di segreteria)per conoscere le tappe organizzative fondamentali dell’anno di prova e di formazione.
In Campania la formazione prevederà due fasi: la prima destinata agli assunti in fase 0, A, B o a quei docenti che lo scorso anno non hanno completato l’anno di prova; la seconda è per i docenti assunti in fase C. Ciascun polo formativo dà inizio ai lavori non prima di lunedì 14 marzo con l’incontro iniziale (la convocazione avverrà attraverso comunicazione sul sito MIUR CAMPANIA.)
Successivamente sarà il polo formativo, cui il docente si è iscritto a scegliere le modalità di comunicazione e di informazione con i neoassunti.Il primo giorno i docenti convocati ,consegneranno in copia ,al responsabile del corso( in genere il dirigente scolastico della scuola polo)copia cartacea dell’iscrizione online a quella scuola scelta per la formazione.
I laboratori formativi dedicati, saranno preceduti da incontro di presentazione nel quale saranno illustrati innanzitutto gli aspetti metodologici, didattico-organizzativi del corso, il calendario degli appuntamenti ,i contenuti laboratoriali e sicuramente saranno occasione di socializzazione di criticità ,problemi, dubbi, proposte.
Ovviamente la scelta dei direttori degli USR sull’individuazione dei poli formativi non è stata casuale ma dettata da ovvie ragioni: prima di tutto, una scuola si propone, presentando la sua candidatura nella quale sono chiaramente riconosciute capacità e competenze tali da permettere di giocare al meglio la partita della formazione in termini di organizzazione, fruibilità, connotazione.
La scelta dei laboratori (gestiti e coordinati da tutor d’aula individuati a seguito di bando, professionisti esperti di comprovato curriculum),è un’idea nuova che darà un ancor più profondo significato culturale alla formazione.
Una vera scommessa i laboratori, con tutte le conseguenze in fatto di organizzazione, progettazione, didattica, metodologie, rapporti, prospettive, ruoli,competenze,attese,che rappresenteranno il vero e proprio banco di prova per la scuola che conduce per mano una nuova generazione di docenti, che intrappolati da difficoltà e imbrigliati da aspettative, sembrano non avere più la forza e il coraggio di guardare lontano….
Un adeguato risveglio in termini di motivazione, di capacità,(che ci sono!!! basta volerle cercare ) darà ancor più valore ai tutor che proveranno a ravvivare una scuola desiderosa di scrutare il mondo, vivendo il presente, dando grande valore al passato in vista di un più promettente futuro….
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