Sulla formazione del personale di ruolo non c’è alcun passo indietro rispetto quanto stabilito dalla Legge 107 del 2015: lo ha scritto la ministra Lucia Azzolina nell’atto di indirizzo politico-istituzionale che definisce gli obiettivi del ministero dell’Istruzione per l’anno 2020.
Facendo riferimento proprio alla riforma della Buona Scuola, in particolare al comma 124, la ministra ricorda che “la formazione del personale docente – obbligatoria, permanente e strutturale – secondo la normativa vigente e le linee guida definite dal Piano nazionale per la formazione dei docenti, costituisce una condizione indispensabile per garantire l’efficacia dei percorsi di istruzione, per il cui tramite passa la possibilità di attualizzare la risposta educativa alla domanda delle nuove generazioni, sempre più caratterizzata dalla ricerca di qualità unita a elementi di innovazione”.
Dopo avere premesso questo, la Azzolina scrive che “sarà necessario, per il personale docente ed educativo, definire all’interno del nuovo Contratto di lavoro il monte ore annuale obbligatorio per la formazione e assicurare, attraverso opportuni monitoraggi, la qualità dell’offerta, ferma restando anche la necessità di implementare, a livello tecnologico, un sistema informatico in grado di contenere la storia formativa di ciascun docente e di farla “colloquiare” con i dati anagrafici relativi al servizio prestato. Ciò al fine di una migliore e sempre più adeguata valorizzazione del personale insegnante”: un concetto, quello della valorizzazione della professione, che la ministra ha espresso dal primo giorno del suo mandato capo del ministero dell’Istruzione.
L’intenzione della ministra, quindi, è di far rispettare l’obbligo della formazione in servizio, sollevando però i dirigenti scolastici da un incarico impegnativo.
A proposito dell’impegno annuale obbligatorio, va ricordato che oggi ogni Collegio dei docenti, nell’ambito della sua autonomia e del proprio Ptof, decide quali tipi di attività di formazione dei docenti adottare. E anche la tempistica e la quantità di ore da svolgere, “in coerenza con il piano triennale dell’offerta formativa e con i risultati emersi dai piani di miglioramento delle istituzioni scolastiche”, come indicato nel comma 124 della Legge 107/15.
E, come pure previsto dal Contratto nazionale in vigore, la formazione deve essere svolta “in servizio”, quindi nell’ambito delle ore retribuite previste dal Ccnl.
Ed è in questo ambito che la ministra intende operare: nel nuovo Contratto di lavoro. È lì che si dovrebbe inserire il monte annuale minimo di formazione, togliendo così dall’impaccio gli istituti. I quali, perderebbero senz’altro un bel po’ di autonomia, almeno sul versante della formazione del personale.
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