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Formazione obbligatoria docenti: a cosa serve il portfolio?

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Non c’è solo la formazione obbligatoria: per i docenti, fra i nuovi adempimenti ci sarà anche la compilazione e l’aggiornamento del portfolio.

Lo stabilisce il piano nazionale della formazione. Ma cos’è il portfolio?

La formazione permanente, ci spiegano nelle 88 pagine del piano presentato dal Miur, dovrà avere una ricaduta riscontrabile sul piano pratico. Il Miur sta lavorando all’adozione di “standard professionali”, in modo che ogni docente possa documentare in un sistema online la propria“storia formativa e professionale”, costruendo il proprio portfolio professionale. Il modello di riferimento è il bilancio delle competenze, un format adottato lo scorso anno per la formazione dei neoassunti.

Il portfolio non sarà certamente un documento snello. Oltre al curriculum e alle competenze professionali, dovrà documentare le unità formative acquisite con grande quantità di particolari, che troviamo dettagliati a pagina 20: tipologia dei percorsi frequentati, modalità, contenuti, risorse, report narrativo, presentazione, autovalutazione, partecipazione al progetto formativo della scuola.

A cosa serve davvero questo portfolio professionale? Permette all’amministrazione di avere tutte le informazioni relative al percorso professionale dei docenti, mettendo “a disposizione dei dirigenti scolastici il curriculum come supporto alla scelta nella chiamata per competenze per l’assegnazione dell’incarico triennale”. Insomma, compilare il portfolio serve alla chiamata diretta, per far funzionare il nuovo meccanismo introdotto con la Buona Scuola e assolve alla funzione amministrativa che una volta avevano le graduatorie con i punteggi. Può servire anche al dirigente scolastico per assegnare incarichi e bonus.

Burocratizzazione esponenziale? Il rischio c’è. Si teme che tutto finisca col riempire montagne di moduli, con nuovi carichi di adempimenti formali in aggiunta alla mole a cui nessuno ormai riesce più a stare dietro. E pensare che la lotta alla burocrazia era stata annunciata, anche questa, come la madre di tutte le battaglie!

In sintesi, le scuole dovranno integrare il PTOF, a sua volta collegato col RAV e col PdM, col Piano Formativo triennale, coniugando le priorità nazionali, con i bisogni di miglioramento del singolo istituto, con i bisogni formativi individuali del docente e in raccordo con le reti d’ambito. I docenti dovranno formulare il loro Piano individuale di Sviluppo Professionale articolato in tre macro aree (didattiche organizzative, professionali), elaborare il bilancio delle competenze, e compilare il portfolio professionale nella apposita piattaforma on-line  che sarà predisposta dal Miur.

 

Documenti:

Miur, Piano nazionale per la formazione dei docenti 2016-2019

 

Per approfondire:

Piano formazione docenti: le buone intenzioni e le criticità

 

Altri articoli della Tecnica della Scuola sulla formazione obbligatoria dei docenti:

Formazione obbligatoria docenti, ecco come è strutturata l’Unità Formativa

 

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