Il Piano di formazione emanato dal Ministro prevede l’obbligatorietà della formazione, senza però fornire alcuna chiara indicazione sulla quantità di ore obbligatorie.
A sottolinearlo è l’Usb Scuola, che – a seguito dell’avvio del progetto previsto dalla Buona Scuola – si fa portavoce di “continue richieste di chiarimento da colleghi preoccupati di quello che tale piano può comportare, anche e soprattutto perché i Dirigenti Scolastici stanno operando pressioni sui Collegi Docenti per approvare piani di Formazione di Istituto”.
Il sindacato di base se la prende anche con i ds, il cui “motto” sarebbe diventato: “è meglio portarsi avanti che rischiare di trovarsi impreparati!”.
L’Usb Scuola, inoltre, fa alcune osservazioni preliminari e fornisce alcune indicazioni operative ai colleghi per potersi difendere da quello che sembra configurarsi come un vero e proprio attacco alla libertà di insegnamento.
Le proponiamo ai nostri lettori così come ci sono pervenute.
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“In un contesto così ambiguo e autoritario ci sentiamo di indicare come unica strada la resistenza verso l’applicazione di tale piano. In questo senso – continua l’Usb Scuola – consigliamo a tutti di non deliberare alcun Piano Formativo, tanto meno obbligatorio, nel corso dei collegi docenti e di attendere i decreti attuativi che si spera possano chiarire meglio questa situazione che si profila come l’ennesima imposizione dall’alto su un corpo di lavoratori già provato ed oberato”
“A tal proposito ricordiamo che quella in oggetto è materia di contrattazione nazionale e che solo il contratto stabilisce in che termini e modalità un docente si debba formare, ma anche che la libertà di insegnamento prevista dalla Costituzione ci permette “ancora” di scegliere come, dove e quando vogliamo formarci”.
Il sindacato, inoltre, sostiene che in alcune scuole in cui sono presenti le proprie Rsu si sta “cercando di affrontare la questione in maniera più attiva, indirizzando il collegio verso percorsi di formazione in grado di ribaltare senso, metodi, strumenti della formazione, in una direzione critica rispetto alla scuola delle competenze”.
“Stiamo premendo – continua l’Usb – perché questi percorsi si svolgano in orario di servizio, così come oggi prevede il contratto. Lo stiamo infine facendo nell’ottica dell’autoformazione dei lavoratori della scuola, accettando il terreno di scontro che si sta profilando con l’imposizione di modelli standardizzati di insegnamento”.
Poi l’appello finale: “siamo a disposizione di chiunque voglia provare ad aprire nella propria scuola questa importante discussione”.
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