Si parla tantissimo di formazione obbligatoria. È uno dei temi che troveranno certamente spazio nel nuovo contratto collettivo nazionale il cui atto di indirizzo sta per essere presentato dal ministro Patrizio Bianchi ai sindacati. Su come realizzare il progetto, avviato con la Buona Scuola di Renzi del 2005, e che con l’esplosione del Covid è diventato sempre più centrale per l’esigenza di formare il personale soprattutto nella gestione delle nuove tecnologie interattive, praticamente indispensabili per condurre le lezioni a distanza. Una formazione, del resto, che era prevista già dall’articolo 29 del Ccnl 2006/2009. Ne abbiamo parlato con Laura Biancato, dirigente scolastica dell’istituto Einaudi di Bassano del Grappa e vincitrice del premio Your Edu Action “Dirigente dell’Anno 2021”.
Biancato, come si può fare formazione dei docenti a scuola? Forse andando oltre il contratto?
“Io non parlerei proprio di andare oltre il contratto collettivo nazionale, perché secondo me è giusto proprio mantenere i termini contrattuali”.
Quindi dove si può agire?
“Si può agire sul contratto integrativo d’istituto, rafforzando quelli che sono i principi anche nel contratto generale nazionale. Allora, nella contrattazione d’istituto bisogna ricavare quegli spazi che sono utili a motivare i docenti a fare la formazione perché soprattutto in questi tempi è giusto che ognuno abbia i suoi tempi e spazi regolati”.
Nella sua scuola come vi state comportando?
“Abbiamo agito così: con la RSU abbiamo trovato degli spazi all’interno del tempo di lavoro per realizzare una formazione che fosse proprio una formazione di istituto, per portare avanti un progetto di scuola anche sull’innovazione ma chiaramente anche per gestire bene quello che ci sta capitando. Quindi, oltre al contratto nazionale io direi che c’è comunque il contratto d’Istituto che può regolare in ogni caso l’accesso alla formazione”.
Basta il contratto d’Istituto?
“No, seconda cosa: la scuola la deve mettere a disposizione la formazione, che deve essere gratuita. Quindi, abbiamo cercato già dall’anno scorso di trovare i migliori formatori che potevamo reperire a livello nazionale e portarli a fare lezione qui, anche a distanza, con i fondi della scuola perché forse tutto gratuito. Certo c’è la carta del docente, però penso che prima di tutto la scuola debba mettere i corsi a disposizione”.
È un tema di strettissima attualità: ma questa formazione in che orario si svolge?
“Nel contratto di istituto, noi abbiamo determinato alcuni ambiti: per esempio, in parte abbiamo utilizzato le ore ordinarie di attività che rientrano nell’articolo 3 del contratto collettivo, le 40 ore funzionali all’insegnamento, poi in parte abbiamo determinato che ci fossero all’interno dei minuti di recupero del tempo di lezione. Si realizza con il recupero orario, più alcune ore di impegni collegiali”.
Quante ore di formazione fanno i docenti a scuola?
“Si tratta di un ‘pacchetto’ di 20 ore. Possono anche non essere moltissime, ma se fatte insieme ai colleghi sono importanti. Io direi che contano e pure molto”.