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Formazione obbligatoria, tutto parte dal Collegio dei Docenti: ci sono anche gli Ata

Per la formazione in servizio del personale, saranno fondamentali le priorità e le indicazioni fornite dal Collegio dei Docenti.

È quanto si evince da un approfondimento delle “Prime indicazioni per la progettazione delle attività di formazione destinate al personale scolastico”, fornite dal Miur nei giorni scorsi, in attesa dell’imminente pubblicazione delle Linee d’Indirizzo del Piano Nazionale di Formazione, prevista per il prossimo 3 ottobre.

Da un’analisi della Cisl Scuola, emerge, innanzitutto, che gli interventi formativi sono sì rivolti al personale docente, ma vi è la “prospettiva di coinvolgimento in itinere anche delle altre figure professionali presenti nella scuola”, ad iniziare quindi dal personale Ata.

Detto questo, un altro aspetto importante è che “non compare nelle indicazioni, diversamente da quanto contenevano le prime bozze predisposte dall’Amministrazione, alcun riferimento a una quantificazione oraria degli impegni, questione che attiene alle prerogative contrattuali (anche se l’indicazione di massima rimane quella delle 120 ore complessive in tre anni, di cui un terzo in presenza), “mentre si dà spazio a una valorizzazione del ruolo e delle competenze del collegio docenti”.

Il documento, nel ripercorrere il quadro di riferimento normativo che qualifica la formazione del personale docente come “obbligatoria, permanente e strutturale”, come indicato dalla Legge 107/15, declina infatti, continua il sindacato, “le priorità nazionali in una logica sistemica che deve tener conto delle scelte specifiche delle scuole contenute all’interno del Piano Triennale dell’Offerta Formativa, del Rapporto di Autovalutazione e Piano di Miglioramento”.

In pratica, l’ambiente di apprendimento continuo, riguardante le priorità di massima definite a livello Nazionale (ad esempio competenze digitali, linguistiche, ecc.), si riferisce ad “esigenze della scuola legate al miglioramento e allo sviluppo professionale del docente, coordinate dal Dirigente Scolastico e progettate dal Collegio dei Docenti”, a loro volta da ricollegare al “piano di sviluppo professionale del docente, con l’istituzione di un portfolio professionale dell’insegnante”.

Anche “nel definire gli spazi di obbligatorietà dei percorsi formativi, si lascia la definizione di tempi e modalità di impegno formativo alle scelte del docente e del Collegio Docenti, indicando come obbligatoria almeno un’Unità Formativa per ogni anno scolastico. Questo – continua la Cisl Scuola – rappresenta uno dei passaggi più delicati del percorso tracciato dalla circolare, che nell’affermare l’obbligatorietà della formazione sostiene e rafforza la necessaria centralità delle scelte a livello di Collegio dei Docenti e dei singoli docenti riservando, come già detto, alle prerogative contrattuali ciò che riguarda la quantificazione di orari di servizio e impegni di lavoro”.

Fatta questa premessa, il sindacato rileva anche che “nel prossimo triennio l’attività di formazione verrà svolta, in via sperimentale, attraverso Unità Formative Certificate, progettate ed articolate con attività in presenza, ricerca in classe, in rete, studio e documentazione. La partecipazione alle Unità formative verrà certificata e riconosciuta dalle Reti di scuole, dall’Amministrazione e dagli Enti riconosciuti erogatori di formazione, individuati dai Collegi dei docenti”.

“Altro passaggio importante della CM è quello relativo alle Indicazioni organizzative, in cui viene assegnato un ruolo strategico dal punto di vista della gestione organizzativo-amministrativa alle Reti, siano esse di ambito che di scopo. Anche questo aspetto risulta decisivo nell’indicare un chiaro percorso di natura organizzativo-gestionale che assegna in via prioritaria alle reti di scuole ed in particolare alle scuole polo, pur non escludendo l’autonomia delle singole istituzioni scolastiche, un forte protagonismo anche organizzativo nella progettazione didattica su azioni trasversali di formazione per più gradi scolastici, per il raccordo con gli Uffici Scolastici Regionali”.

Perché, “sarà competenza degli Uffici Scolastici Regionali il raccordo con le scuole polo sia per la progettazione di attività formative che per la regia gestionale e amministrativa. Attraverso conferenze di servizio si procederà alla composizione di un apposito staff regionale di supporto.

Il MIUR, attraverso uno o più decreti, provvederà al riparto delle risorse alle scuole polo. Una quota non superiore al 3% di ciascun finanziamento verrà destinata – conclude il sindacato Confederale – alle attività gestionali e amministrative, svolte anche dal personale ATA, a supporto del processo di governance dell’intero sistema formativo attivato sul territorio”.

 

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Alessandro Giuliani

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