Formazione professionale, tanti ragazzi ma poche attenzioni
Sono 200 mila i giovani tra i 14 e i 18 anni iscritti ai corsi regionali di formazione professionale: un numero altissimo, dietro il quale vi sono non pochi ragazzi in difficoltà (con se stessi o con le realtà disagiate con cui sono costretti a volte a convivere). Il ruolo di questo genere di istituti scolastici, orientati al lavoro non tralasciando mai l’aspetto istruttivo, viene però ancora oggi considerato subalterno alla formazione “regolare”, quella che fa capo ai percorsi seguiti dalla maggioranza degli studenti. Una trascuratezza che a volte parte della stesse istituzioni.
Di queste tematiche si occuperà il seminario “L’impegno delle istituzioni per la valorizzazione delle risorse giovanili nella formazione e nel lavoro“, in programma il 26 gennaio a Roma. Promosso dall’Associazione nazionale enti di formazione professionale “Forma”, insieme al Comitato scientifico e organizzatore delle settimane sociali dei cattolici italiani, e organizzato dal Centro italiano opere femminili salesiane-Formazione professionale (Ciofs-Fp), l`appuntamento costituisce una delle tappe di avvicinamento alla 46esima settimana sociale, che si terrà a Reggio Calabria dal 14 al 17 ottobre 2010.
L’obiettivo del seminario, fanno sapere gli organizzatori, è richiamare l`attenzione delle forze politiche per i giovani che si avviano al lavoro con un percorso formativo di questo genere, di ragazzi che per vari motivi hanno lasciato la formazione canonica, ma anche richiamare l`attenzione della Chiesa: “perché – ha detto Mario Tonini, vicepresidente di “Forma” – in questo settore agiscono molti soggetti d`ispirazione cristiana, per cui la formazione professionale si può considerare parte del progetto della Chiesa per i giovani“. Gli esperti del settore sono convinti che in Italia esista un deficit di attenzione e di comunicazione su questo servizio. “Mentre la scuola dipende da uno specifico Ministero, e lo si sa, la formazione professionale – ha sottolineato Tonini alla vigilia dell’appuntamento romano – dipende parte dal ministero del Lavoro, parte dalle Regioni, e il suo radicamento sul territorio è disomogeneo e disarticolato: presente al Nord, lo è molto meno al Sud, dove invece ce ne sarebbe maggior bisogno“.