Il ministro Patrizio Bianchi ha detto: “Dobbiamo riaddestrare 650mila insegnanti per andare incontro ad insegnamento adeguato al futuro digitale e all’interconnessione globale”, scatenando una forte, accanita reazione: “Docenti come scimpanzé al via l’addestramento professionale al digitale”; “Si tratta di un’espressione offensiva”, sono alcune delle prese di posizione del sindacato docenti, sintesi dei numerosissimi commenti apparsi in rete.
Si tratta di una polemica di superficie che deriva dalla nebulosità che offusca il significato di sistema formativo: è un inequivocabile sintomo dell’assenza di un’adeguata percezione delle problematiche che l’istituzione scuola vorrebbe dominare.
La finalità dell’azione educativa è la discriminante.
La padronanza e la piena, consapevole operatività di un assetto circoscritto e ben definito conducono al significato di “addestramento”, mentre la capacità d’interagire positivamente con l’ambiente in cui un soggetto vive, conduce a quello di “formazione”.
La natura del diverbio è approssimata da tre proporzioni:
L’addestramento STA alla formazione COME la staticità STA alla dinamicità;
La staticità STA alla dinamicità COME il programma scolastico STA alle competenze;
Il programma scolastico STA alle competenze COME le regole STANNO ai problemi.
Ne discende la giustificazione della critica espressa riguardante l’assenza della percezione del significato di sistema formativo. In rete, infatti, non passa giorno senza la pubblicazione sia di critiche feroci rivolte alla didattica per competenze, sia alla contrapposizione delle conoscenze e competenze [Competenza = capacità/abilità + conoscenza].
Si critica l’orientamento addestrativo… ma, nelle classi, lo si pratica quotidianamente.
Enrico Maranzana