Fornero agli studenti: “Per lavorare non serve laurearsi per forza”

Il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, pronunciando queste parole davanti alla platea degli studenti eccellenti degli atenei torinesi, ai quali l’Unione industriale consegna il Premio Optime, non mancherà di far riaccende le polemiche.
 E infatti sarebbe stato interessante se avesse specificato a chi spetta fare il lavoro tecnico e operaio, se cioè sempre agli stessi e quindi secondo le regole dell’ereditarietà e per generazione e familiarità, o anche ai figli degli uomini illustri ma che ereditano le raccomandazioni.
E poi ha continuato: «C’è un percorso da fare perchè abbiamo svilito la formazione tecnica e professionale e indotto tutti a pensare che se uno non frequenta l’Università e fa una scuola professionale vale meno di un dottore. Non è così. Un Paese non può pensare che il lavoro operaio sia socialmente meno valido. Un percorso di studio che valorizza il merito capisce le attitudini personali e le valorizza senza appiattire tutti in una realtà di scarsa soddisfazione e scarso reddito».
E infatti le parole di Fornero non sono piaciute intanto ad un esponente dell’Italia dei Valori che, in attesa di altri mugugni e di altri partiti, ha così commentato: «Il ministro ricorda tanto la Contessa della canzone di Paolo Pietrangeli nella parte in cui si diceva ‘anche l’operaio vuole in figlio dottore’. È sconfortante ascoltare un ministro che svilisce in questo modo il valore della cultura e delle università».
Fornero difende anche la riforma del mercato del lavoro. «Non funziona bene per magia, ma per buone regole. E credo che la nostra riforma ne abbia. Funziona se l’economia cresce, se ci sono strumenti adeguati a fare incontrare domanda e offerta di lavoro. In alcune regioni è così, in altre sono da costruire. Bisogna trovare requisiti minimi perchè i giovani abbiano maggiore facilità a trovare occupazione».
Ai giovani Fornero promette una nuova tipologia di contratto per favorire le start up e dare loro maggiore flessibilità. Le nuove regole, che potrebbero essere varate dal consiglio dei ministri giovedì, saranno introdotte «senza nessuna lacerazione della riforma del mercato del lavoro».

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