“Vediamo un paese che non ha più un senso di direzione, che si sfilaccia, non solo in declino economico. È essenziale che venga ripreso il dialogo, che ci sia rispetto per le opinioni altrui. Questo è dialogo, una cosa che ci manca”: a dirlo è stata l’ex ministra del lavoro Elsa Fornero, intervenendo domenica 16 febbraio a Venezia ad un convegno dell’associazione ‘Liberi, Oltre Le Illusioni’.
“Il divario più grande è quello tra le generazioni”
Fornero, oggi in pensione, economista esperta di previdenza e presidente del consiglio dei ‘Liberi Ministri’, ha indicato quelle che ritiene essere le priorità per il rilancio dell’Italia: “vogliamo un’Italia che cresca – ha detto -, investendo sul futuro: scuola, infrastruttura, ricerca, innovazione. Abbiamo bisogno di coesione e servizi pubblici che ci facciano sentire cittadini, contenti di esserlo. Il divario più grande è quello tra le generazioni. Non è un male che si corregge con un provvedimento normativo, ma richiede la presa di coscienza di tutti noi”.
La difesa della riforma del 2011
Nei giorni scorsi Elsa Fornero ha difeso per l’ennesima volta la contestatissima riforma pensionistica del 2011. In quell’occasione, va ricordato, da parte del Governo, allora guidato da Mario Monti, non vi fu alcuna considerazione delle richieste dei lavoratori e delle parti sociali per adottare un nuovo sistema previdenziale meno aggressivo e traumatico di quello invece approvato con la Legge n. 214 del 22 dicembre 2011.
Parlando di quel sistema contributivo pro rata per tutti, l’ex ministra ha detto che con forti limiti al pensionamento anticipato, se si guardano i conti pubblici “non è sostenibile mandare in modo generalizzato in pensione le persone a 62 anni”.
A meno che, ha aggiunto, che non si voglia applicare un “esercizio di irresponsabilità”, decidendo “di accelerare il declino del Paese: allora si può aumentare la spesa per le pensioni, che è già tra le più elevate. Qualcuno non ha chiaro che il debito rappresenta un problema. Queste persone pensano che si possa allargare il debito senza allargare la base produttiva ma sarebbe una scelta sciagurata. Gli italiani dovrebbero ribellarsi a queste proposte per il bene dei loro figli e nipoti”.
“Ci stiamo affannando – ha continuato – su scenari di pensionamento facilitato quando la nostra età di uscita effettiva è tra le più basse tra i Paesi Ocse e poi non si investe adeguatamente nella scuola”.
Basta con ‘Quota 100’
Secondo Fornero bisognerebbe quindi abbandonare del tutto “Quota 100” (in effetti il Governo starebbe pensando di concludere a fine 2020 e già si parla di ‘Quota 102’), puntando invece su strumenti come l’Ape sociale che hanno consentito il sostegno alle persone più in difficoltà (con 63 anni di età e 30 di contributi per coloro che erano disoccupati, ndr), magari ampliandone l’accesso e utilizzando spesa assistenziale finanziata con imposte e non con contributi sociali.
Ricordiamo che per le categorie da considerare particolarmente stressanti è istituita, attraverso la Legge di Bilancio, una Commissione di esperti, la quale andrà a verificare se esistono anche altre professionalità che necessitano di essere inserite nella lista dei lavori gravosi (con molti docenti che sperano di essere inclusi).