L’ex ministra del Lavoro, Elsa Fornero, nel giorno del tavolo tra Governo e sindacati, in un’intervista a Repubblica dice la sua sull’innalzamento a 67 anni dell’età pensionabile: Gentiloni e Padoan hanno fatto bene a impedire il blocco dell’aumento dell’età pensionabile, “perché è una scelta che risponde a un’esigenza di medio periodo nell’interesse generale, e non elettorale. Si è evitato di scaricare sui giovani il costo di un’operazione che avvantaggerebbe solo le generazioni più mature”;
l‘età pensionabile deve essere alzata, altrimenti si ingannano i cittadini.
“Solo dal 2012 tutte le pensioni sono pro rata calcolate con il metodo contributivo. Ci vorrà ancora una ventina d’anni perché le pensioni siano interamente contributive. Da allora in poi potranno scattare i meccanismi di flessibilità” in uscita, spiega Fornero, che dice sì all’ampliamento delle maglie dell’anticipo pensionistico sociale.
“Penso che sia una buona innovazione che può permettere a categorie sfortunate di non subire l’effetto dell’indicizzazione senza mettere a repentaglio la sostenibilità del sistema previdenziale. Un intervento sociale che per la prima volta realizza la separazione tra assistenza e previdenza”.
In merito all’obiezione che lasciando i più anziani al lavoro non si liberano i posti per i giovani, Fornero ha spiegato:
“il ragionamento va capovolto: vanno create le occasioni di lavoro, anche attraverso le politiche attive per il lavoro rispetto alle quali siamo a dir poco impreparati, e non pensare che al lavoro si acceda cacciando qualcun altro”.
D’altra parte se la sua riforma, tanto contestata, non fosse stata in linea con le politiche dei governi che si sono succeduti, sarebbe stata in qualche modo o rimossa o aggiustata, ma niente di tutto questo.
Per cui le parole di aspiranti sirene, che annunciano sicure cancellazioni della legge Fornero qualora andassero al governo della Nazione, debbono essere prese con le pinze, almeno crediamo.
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