“Nelle stesse circostanze e con le stesse informazioni, oggi rifarei le stesse cose per il bene dell’Italia. Le sottovalutazioni sono dipese da informazioni inadeguate. Mi assumo la responsabilità dell’errore. Ma con quella riforma l’Italia si è salvata”.
Il personale della scuola, e no, ingabbiato dalla sua legge sulle pensioni a questo punto potrebbe dire: salvata a danno di chi? E perché non ha cercato altre vie e altri percorsi, magari più accidentati, per “salvare la Nazione”?
Può essere, ha sempre detto il personale sulla cui pelle è avvenuto il salvataggio, che devono essere sempre gli stessi a togliere l’acqua dalle sentine della nave che affonda?
“Forse il vero errore è stato non essere riusciti a spiegarci. Le riforme non nascono in laboratorio. Quella sul mercato del lavoro era una promessa: è stata giudicata prima che potesse dispiegare qualche effetto”, dice Fornero. “Sulle pensioni era necessario dare una risposta credibile ai mercati in tempi rapidi. Il malato era terminale. Ho domandato: quanto tempo ho? Venti giorni, anche meno. Da studiosa, le idee le avevo abbastanza chiare. Poi ho capito la differenza fra avere le idee chiare e dover prendere decisioni sulla vita delle persone”.
“Monti ha ridato all’Italia una reputazione ed è stato trattato in maniera vergognosa. Questo Paese è sempre alla ricerca di un taumaturgo. Prima ti incensa e poi ti getta nella polvere”, accusa Fornero. “Già dall’autunno i partiti si sono resi meno disponibili. Cinismo programmato: dovevano fare i conti con le elezioni. I tecnici erano un target perfetto su cui sparare”.
Fornero apprezzamento infine il governo Letta. “Mi piace. In continuità con il nostro sotto il profilo dell’agenda e della cultura che esprime. Abbiamo la possibilità di riprendere in mano il nostro destino”.
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