“Mi auguro che qualcosa di simile a quello che abbiamo fatto per i dipendenti privati sulla possibilità di licenziare sia inserito nella delega per i dipendenti pubblici. Siamo in contatto, stiamo lavorando insieme. Non vogliamo difformità di trattamento”.
Parola di ministra del lavoro rivolta a Patroni Griffi, ministro per la Pubblica amministrazione.
“Non c’erano ragioni ideologiche per modificare l’articolo 18, ma un’esigenza di ammodernamento nella regolazione dee conflitti tra datore di lavoro e lavoratore”. Ha poi continuato Elsa Fornero durante l’incontro con gli studenti all’Università di Torino. “Se fossi un giudice sarei offeso. C’é una sostanziale sfiducia da parte di tutti nel fatto che i giudici siano capaci di fare il proprio lavoro, che vadano avanti per partito preso. Se vogliamo crescere come Paese dobbiamo smetterla con i pregiudizi. Ci sono giudici che sanno fare molto bene il loro lavoro”.
E subito è partita la risposta dal ministro per la Pubblica amministrazione e la Semplificazione, Filippo Patroni Griffi: “Il tema dei licenziamenti degli statali è già previsto nel testo predisposto per la legge delega. A questo punto ritengo sia opportuno approfondire alcuni aspetti tecnici in Consiglio dei ministri”.
Dal sindacato risponde Raffaele Bonanni: “Non si capisce proprio, con tutto il rispetto, questo furore ideologico del Ministro del Lavoro sul tema della licenziabilità dei pubblici dipendenti”. Le norme contrattuali che regolano i licenziamenti nel settore pubblico sono molto rigide e dettagliate. Non abbiamo bisogno di interpretazioni ‘personali’ per quanto autorevoli”.
Bonanni ricorda l’accordo “fatto qualche giorno con il Ministro Patroni Griffi per armonizzare la disciplina pubblica con la nuova riforma del mercato del lavoro. Non serve a nessuno alzare questi polveroni mediatici solo per soddisfare le esigenze di chi vuole fomentare strumentalmente divisioni tra lavoratori pubblici e privati. Il Governo ed il Ministro del lavoro si concentrino sulle misure per creare lavoro, ristrutturare il pubblico impiego e risolvere il problema degli esodati, piuttosto che alimentare campagne contro i lavoratori pubblici”.
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