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Forti i tagli del Governo alla “conoscenza”

Sarebbe basso, quasi irrisorio, l’investimento fatto sino ad oggi dal Governo per finanziare il piano programmatico sull’istruzione nazionale approvato nel 2003: il dato, pari a meno del 6% rispetto al budget preventivato, è stato reso noto durante la Conferenza di programma "conoscenza, sviluppo, pace, democrazia", organizzata dalla Flc-Cgil a Roma il 10 e 11 marzo. Dal dossier sui "tagli alla conoscenza", presentato ad un anno dalla fondazione della sigla Flc, emerge che lo stanziamento statale sino ad oggi sarebbe di soli 465 milioni di euro a fronte di una serie di investimenti promessi pari a 8.320 milioni di euro, da spalmare nel quinquennio 2004-2009: "questo significa – si legge nel rapporto del sindacati – che per i primi tre anni di applicazione, il piano programmatico si esprime in termini percentuali in misura inferiore".
Secondo Enrico Panini, segretario della Flc-Cgil, si tratta della dimostrazione che a questo Governo non interessa investire nella scuola: "in tre anni – dice Panini – sono stati tagliati 871 milioni di euro (pari ad una riduzione del 40%) e fra breve le classi con insegnanti ammalati saranno mandate a casa; il taglio al funzionamento amministrativo e didattico, dal 2001 ad oggi, è stato superiore al 43%; per il sostegno all’handicap nel 2005 è stata ridotta la spesa rispetto al 2004 del 66,22%; sulle scuole private, invece, sono piovuti in due anni 84 milioni di euro e nel 2005 gli stanziamenti sono incrementati rispetto al 2004 del 53,35%. Nelle Università pubbliche, a fronte di un incremento di finanziamento per le private di oltre il 25%, il finanziamento è rimasto al palo rispetto a cinque anni fa. Il finanziamento della ricerca è stato ridotto in tre anni del 18% in valore reale"
Dai dati presentati si evidenzia che la scarsità di investimenti avrebbe colpito un po’ tutti i settori dell’istruzione e formazione pubblica: il funzionamento didattico e amministrativo, ridotto del 44%; i fondi per la legge n. 440/1997 e per la Formazione (cioè per ambiti di intervento strategici per la qualità della scuola), che avrebbero subito con questa Legislatura tagli che sfiorano il 22%; la politica sul personale, con gli stipendi al personale supplente che in soli tre anni sarebbero scesi del 35% con un risparmio per lo Stato di 871 milioni di euro.
"Ma non ci era stato detto da questo Governo – ha ricordato Guglielmo Epifani, segretario della Cgil, nel suo intervento conclusivo al teatro Brancaccio – che un importante comparto pubblico, come quello dell’istruzione, è fondamentale per lo sviluppo di questo Paese? La realtà è che la scuola è stata dequalificata a vantaggio di altre scelte, che vanno invece a premiare i ceti medio-alti: scelte che purtroppo non hanno nessuna influenza produttiva sull’economia della scuola e del Paese".
Le riduzioni più pesanti, sempre secondo la Flc-Cgil, sarebbero quelle realizzate sul fronte degli organici della scuola. In particolare, nella scuola dell’infanzia, anche a fronte di una richiesta in fortissima espansione, è avvenuto un limitatissimo incremento di posti (circa 100 nel 2002/2003 e 2003/0204 e circa 400 posti per l’anno in corso); nella scuola primaria sarebbero stati tagliati 7.000 posti in organico di diritto, parzialmente compensati dai 2.900 posti incrementati dalla legge 53 per gli anticipi e l’estensione dell’insegnamento della lingua inglese; nella scuola secondaria di primo grado il taglio effettuato negli ultimi 3 anni all’organico di diritto riguarderebbe oltre 5.000 posti; nella scuola secondaria di secondo grado, infine, la situazione sarebbe davvero drammatica a seguito della soppressione di oltre 13.000 posti e di molti indirizzi formativi storici.
Il sindacato ha poi spiegato che la "riconduzione forzata delle cattedre a 18 ore, sconvolgendo tutti gli insegnamenti tradizionali, ha aumentato il numero dei docenti che operano nelle classi, polverizzato gli interventi didattici, modificato la composizione dei consigli di classe, aumentato i perdenti posto e i soprannumerari". Gli effetti dei tagli si tradurrebbero nell’eliminazione delle ore di compresenza per progetti, per l’inserimento degli alunni stranieri e per il recupero delle situazioni di disagio; nella mancata attivazione di nuove classi a tempo pieno e prolungato e difficoltà per la prosecuzione di quelle in atto; nell’aumento di alunni per classe anche in presenza di handicap gravi; nella distruzione dei modelli didattici consolidati anche nella classi autorizzate per effetto della riconduzione delle cattedre a 18 ore e, con l’eliminazione dell’orario per la compresenza, per il recupero e per i progetti; nell’azzeramento dei posti in organico di diritto per l’alfabetizzazione degli adulti.
Non va meglio per il personale non docente: "oltre 20.000 posti sarebbero stati tagliati in tutte le qualifiche Ata con il decreto n. 128 /2001 e altri 9.600 sull’organico dei collaboratori scolastici. La riduzione complessiva riguarda circa 30.000 posti di lavoro. Ciò ha modificato le condizioni di lavoro determinando un peggioramento complessivo della qualità di tutti i servizi: in taluni casi non si riesce più nemmeno a garantire l’erogazione del servizio minimo e dello stesso orario di funzionamento".
Riguardo il sostegno agli alunni disabili, i tagli riguarderebbero sia le risorse (passate dai 18 milioni euro del 2001 a 10,99 milioni di euro del 2004) che gli insegnanti di sostegno: "solo nel 2000/2001 ne sono stati tagliati 3.236 ; ormai il 40% dei posti necessari è coperto da personale precario". Ma mentre si ridurrebbero drasticamente tutte le voci destinate alle istituzioni scolastiche statali – lamenta il sindacato – la scuola privata beneficerebbe di un aumento del 53,35%.
Analoghi contenuti anche nel settore Università: "la finanziaria 2002 – fa sapere la Flc-Cgil – stabilisce il divieto generalizzato di assunzione del personale a tempo indeterminato nelle Università, tale divieto si protrae fino al 2004. La finanziaria 2005 sblocca le assunzioni che il Ministro Moratti con una nota illegittima congela i concorsi per l’assunzione a tempo indeterminato e determinato". Ed anche in questo comparto uscirebbero invece potenziate le Università private: "questo Governo – spiega ancora il rapporto del sindacato – solo nel 2004 ha autorizzato l’istituzione di ulteriori 5 Università private. I finanziamenti erogati nel 2005 sono incrementati del 12,9 % rispetto a quelli del 2002. Nella conversione in legge del disegno di legge 3276 il Governo ha presentato un emendamento a favore di un ulteriore incremento del 7% del finanziamento, aumento da sottrarre al fondo di finanziamento ordinario delle università pubbliche".
Per quanto riguarda la Ricerca "nelle finanziarie di questi anni – conclude il documento – il Fondo di finanziamento del Miur agli enti di ricerca, è stato aumentato del 2,6% nel solo nel 2005. Una previsione finta che non tiene conto delle norme della finanziaria che obbligano a mandare in economia almeno il 2%. Il risultato è che il finanziamento 2005 è inferiore del 6% di quello del 2002. Le assunzioni del personale di ricerca, tranne alcune deroghe in numero inferiore ai pensionamenti del solo Cnr, sono bloccate per 6 anni (2002 – 2007). Gli organici sono ridotti del 5% e il personale non strutturato è aumentato per svolgere compiti istituzionali. Tutto ciò mentre l’U.E. indica agli Stati membri di assumere 700.000 nuovi ricercatori entro il 2010".

Alessandro Giuliani

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