Luigi Guarnieri scrive una interessante biografia su Ugo Foscolo, acchiappato negli ultimi sui anni dell’esilio a Londra, dal 1816 al 1827, dove però “gli va male tutto, amore, soldi, letteratura; lo fregano ripetutamente, specie i suoi improvvisati editori, e anche lui da parte sua tenta di dar loro delle fregature, con altisonanti promesse, vendendo i classici prodotti di lingua italiana, da Dante in avanti; ma nel bilancio totale sono molto maggiori le fregature che prende, e lui di conseguenza resta ripetutamente senza una sterlina, per cui non paga il sarto, il macellaio eccetera, ossia non si fa trovare quando bussano, e bussano spesso; per cui vive nascosto”, salta i pasti ed “è costretto a emettere cambiali false e su denuncia di un sarto suo creditore finisce anche in prigione”.
“Tenta anche di sposare una ricca, Caroline Russell, ma non fa colpo, nonostante il suo metodo sperimentato di esaltazione precoce, che in genere in passato aveva dato discreti frutti, specie se seguito dalla prospettiva di un collasso cardiovascolare amoroso; ma la minaccia non riesce, forse anche per il reumatismo acuto a una gamba che lo fa zoppicare. Le inglesi non danno peso alle disperate lamentele di un poeta, italiano, povero, emigrato, forse troppo peloso per il gusto settentrionale, e inoltre sofferente di ascessi dentali, che probabilmente teneva nascosti; ma chissà che non mandasse anche cattivo odore, per l’alimentazione scarsa e nociva, poveretto, per gli acidi gastrici che danneggiavano il fiato. Povero Foscolo, a scuola non si studiano le sue disgrazie, perché non sono educative, i suoi debiti, le truffe, le malattie, le abitazioni malsane, niente amici, rovina morale e materiale, senza nessun elemento del romanticismo medio europeo, sembra già un maledetto fine ’800, in Inghilterra volenti o nolenti si è un secolo avanti”.
Addirittura nel 1827, ultimo anno di vita, “gli si gonfia la lingua, gli cadono i denti, gli si gonfia il torace; per sgonfiarlo gli cavano ripetutamente un secchio di liquidi. Per fortuna ha questa sua tardiva figlia, Floriana, dolce e delicata che lo assiste, quando è quasi in coma. «Come vi sentite?» gli chiedono l’8 settembre. «Muoio» risponde, ma senza lo spirito eroico del suo Jacopo Ortis. Muore il 10 settembre alle 8 e mezza di sera, 49 anni. Lascia tutti gli averi alla figlia, ma non si troverà una sterlina”.
Il caso di Foscolo, comunque, come recensisce Il Sole 24 Ore, è quello di un poveretto, costretto a sbarcare il lunario in una Londra incurante dei suoi scritti.
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