Oggi parliamo di un tema di attualità ancora poco dibattuto, ma sempre più importante. Con il diffondersi dei Social tra tutte le fasce d’età, vengono condivise sempre più foto di bambini più o meno piccoli.
Sul vasino, in costume, mentre dormono o fanno il bagno, i nostri figli compaiono con una frequenza preoccupante sui nostri profili.
Le reazioni sono sempre entusiaste, gli amici ci inondano di complimenti, attenzioni, commenti affettuosi e così siamo incentivati a ripetere l’operazione. Sia chiaro: è comprensibile che un genitore, rapito dalla bellezza del momento, senta la necessità di condividere sui Social la sua gioia, ma è importante anche riflettere sulle conseguenze di questo gesto.
Voi lascereste migliaia di foto di vostra figlia nella stazione di una grande città? Ecco, condividerle sui social è la stessa cosa e vi spiego il perché.
Quando condividiamo una foto sui social infatti non la stiamo mostrando, ma stiamo diffondendo dei duplicati. Chiunque infatti, da Whatsapp a Facebook, può scaricare quella foto sul proprio device e farne ciò che vuole. Per quanto dunque il gesto assomigli molto a quello di mostrare una foto a un gruppo di amici, in realtà è qualcosa di profondamente diverso. E mentre i contatti digitali sono normalmente meno profondi e vincolanti di quelli fisici e reali, nel caso delle fotografie è esattamente il contrario: concedere l’amicizia a una persona su Facebook non significa farla entrare in “casa nostra”. Al contrario invece mostrare sui social una foto di nostro figlio in costume vuole dire permettere potenzialmente a chiunque di tenerne una copia.
Non penso di sorprendere nessuno affermando che esistono gruppi di pedofili che condividono anche materiale pescato dalla rete senza troppe difficoltà. Tuttavia, anche senza arrivare a uno scenario tanto inquietante, deve essere chiaro che il materiale condiviso in rete rimarrà per molto tempo a disposizione di tutti, anche di coloro che con noi non sono in contatto diretto.
I bambini non possono prendere una decisione di questo tipo, non hanno gli strumenti per riflettere sulle conseguenze di questo gesto; quando saranno grandi potranno decidere in prima persona se e cosa condividere di loro, comprese le tante foto dell’infanzia; ma se lo facciamo noi per loro prenderemo una decisione irreversibile.
Per cosa poi? Per un pugno di like? Mostriamo fisicamente le foto dei nostri bambini, stampiamole e teniamole in casa o regaliamole ai nostri cari, ma ricordiamoci che la condivisione di una foto digitale non è come mostrare un album di foto.
Si tratta di una questione rilevante, ancora poco dibattuta e lasciata alla coscienza di ognuno di noi. Sarebbe invece importante quantomeno riflettere sulle peculiarità di questo gesto per avviare a una discussione comune e stilare delle norme condivise.
Nel frattempo se proprio non possiamo fare a meno di condividere, postiamo in rete solo materiale fotografico che mostreremmo a un pubblico di sconosciuti.
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