L’idea piace ai transalpini, che in un sondaggio realizzato dall’Ifop per Ouest France hanno detto sì addirittura al 91%, con quasi il 50% di intervistati che si dicono d’accordo. E anche ai professori, secondo quanto riferisce il ministro: “In tutti gli istituti che ho visitato – racconta sempre a Le Monde – gli insegnanti esprimono chiaramente i loro bisogni: che gli sia permesso di trasmettere dei valori, ovvero che se ne diano loro i mezzi, da un lato, e dall’altro che si riaffermi con forza la loro legittimità a farlo”. Decisamente meno entusiasta l’opposizione di centrodestra, a partire dal predecessore di Peillon, Luc Chatel, che ha accusato il suo successore di parlare con toni e termini simili a quelli del maresciallo Petain, quando invoca un “riassetto intellettuale e morale” del Paese.
In ogni caso, il governo intende avviare un’ampia consultazione sul tema, sia a livello politico sia con le parti sociali, per elaborare un programma di insegnamento condiviso e strutturare un sistema di formazione di chi sarà chiamato a portarlo nelle aule. Obiettivo: essere pronti per l’anno scolastico 2015-2016, prima che il presidente Hollande finisca il suo mandato e si trovi di nuovo in campagna elettorale.
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