Dopo l’Inghilterra, anche la Francia alza gli scudi contro l’invasione della pubblicità e del marketing d’impresa a scuola. Era iniziata alcuni mesi fa la battaglia di alcuni studenti liceali inglesi che protestavano per la presenza massiccia di bibite, acque minerali e merendine nei distributori automatici. I "ribelli" pretendevano che ogni bottiglia o confezione fosse reimballata con della carta o plastica che riportasse soltanto il logo dell’istituto. La scuola, a loro avviso, doveva mantenersi neutrale di fronte agli attacchi del mercato senza favorire alcune case produttrici piuttosto che altre. La lotta, per la verità, non ha avuto grande eco nel Regno Unito, ma ha avuto il merito di porre il problema e ha suscitato un certo spirito di emulazione al di qua della Manica. Un docente di filosofia francese, infatti, dopo avere protestato con il capo d’Istituto e avere sperimentato il muro di gomma dell’apparato burocratico-amministrativo del suo istituto ha deciso di andare oltre, depositando una denuncia circostanziata presso il tribunale di Cergy-Pontoise, nell’hinterland parigino. Non era un affare di poco conto, in quanto il professore novello Davide se la prendeva con uno dei giganti della finanza, il Credito Industriale e Commerciale, una delle più grosse banche francesi. Motivo della contesa: un gioco-concorso per docenti e alunni, a prima vista innocente, che la banca aveva avviato in molti licei. Secondo le intenzioni della banca, "Les Masters de l’Economie" – è il nome del gioco – doveva spiegare i meccanismi della Borsa e del mercato finanziario. Secondo il docente, al contrario, serviva alla banca per procurarsi uno schedario clienti da sfruttare in seguito. E il giudice ha dato ragione al ricorrente e ha dichiarato illegittimo il gioco. Nella sentenza si può leggere: "il gioco ha chiaramente obiettivi pubblicitari e commerciali e contravviene al principio di neutralità della scuola".
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