I nuovi provvedimenti della Presidenza Macron non sono affatto garbati alla popolazione, specie ai lavoratori in procinto di andare in pensione o all’inizio delle proprie attività lavorative non appena completati gli studi. Le immagini che giungono dalle maggiori città inclusa la capitale fanno riferimento a servizi interrotti, sporcizia lasciata a terra dal personale addetto, scuole e servizi essenziali ai minimi in termini di organico, complessità gestionali evidenti, scontri tra sindacati, manifestanti e forze dell’ordine, cariche della polizia e strade invase da dipendenti e lavoratori in sciopero. In testa i dipendenti pubblici, tra cui i docenti, le cui recenti istanze sono state ignorate: le richieste di una soddisfacente “pay rise” (nonostante questi percepiscano attorno al 20 % in più della controparte italiana – valore da proporzionare al costo della vita), stabilizzazione dei precari, investimenti su didattica, continuità dell’istruzione, mobilità ridotta, internazionalizzazione ed edilizia scolastica. Le proteste recenti, che perdurano da alcune settimane non appena l’età pensionabile è stata al centro di una riforma assai discussa, hanno visto la partecipazione massiccia degli insegnanti specie nella giornata di ieri, 6 aprile: i sindacati hanno affermato di mantenere le pressioni elevate sull’erogazione della didattica in sede sino a che le controverse riforme non vengano ritirate dalle autorità. A rischio anche i trasporti, l’erogazione continua di energia, la raccolta dei rifiuti, la produttività industriale e le attività dei servizi essenziali, ridotte al minimo viste le recenti proteste organizzate dai maggiori sindacati.
Nessun appello unitario allo sciopero per questo 6 aprile per il corpo docenti, ma FSU-SNUipp, il sindacato leader nelle scuole materne ed elementari, vuole “mantenere la pressione”. “Circa il 20%” degli insegnanti della scuola primaria sciopera giovedì per l’undicesima giornata di mobilitazione intersindacale contro la riforma delle pensioni, prevede il sindacato. Il sindacato dell’istruzione SUD, dal canto suo, invita il personale “a rafforzare, amplificare e rinnovare lo sciopero, e partecipare alle azioni di blocco”, e “a convergere in maniera massiccia con gli altri settori professionali per far piegare il governo”. I sindacati, in generale, hanno lanciato l’allarme circa l’evoluzione da una crisi sociale legata alla diffusa insofferenza dei lavoratori ad una economico-finanziaria senza precedenti. Questa mobilitazione è radicata, secondo le recenti dichiarazioni dei sindacati, e costituisce la palla al piede circa le nuove politiche liberticide del Presidente Macron: non promulgando la legge a livello definitivo, ha ancora i mezzi per fermare il blocco del Paese di cui è al momento indirettamente responsabile. A due settimane dall’approvazione della legge davanti al Consiglio Costituzionale francese. Ultimo termine non per capitale importanza, la mobilitazione deve mantenere la pressione su un potere, secondo i manifestanti, oramai screditato. L’intersindacale ha chiamato in strada la popolazione per una nuova giornata di mobilitazione il 6 aprile. La FSU-SNUipp chiede la partecipazione del corpo docente e inonda il DSDEN (unione dei sindacati di base) con dichiarazioni di intenzioni di sciopero per il 6 aprile e per date successive.
I lavoratori in mobilitazioni saranno in strada sino al ritiro dell’emendamento circa l’avanzamento dell’età pensionabile proposto il 19 gennaio scorso. Giovedì 13 aprile 2023 in Francia si svolgerà una nuova giornata di sciopero contro la riforma delle pensioni annunciata dai sindacati intersindacali (CFDT, CGT, FO, CFE-CGC, UNSA, FSU, Solidaires, UNEF, VL, FAGE, FIDL, MNL), lanciando un appello per interrompere le attività lavorative per la dodicesima volta da gennaio. L’esecutivo si trova già in difficoltà e persistono problemi di comunicazione circa rassicurare le famiglie circa la continuità della didattica in sede, specie per la scuola primaria e secondaria. Diversi giorni prima dello sciopero, risulta complesso per le autorità valutare l’entità della mobilitazione che interesserà le scuole, siano esse materne, elementari o atenei. Una cosa è certa: nel corso delle settimane il numero degli scioperanti è diminuito, scendendo sotto l’8% il 6 aprile. Gli insegnanti si rimobiliteranno completamente e scenderanno di nuovo in piazza? Queste le perplessità comuni. Se rientrano in servizio nel corso delle settimane, l’impatto negativo sulla didattica diminuirà nel tempo. I docenti erano ancora in sciopero per il 42% nelle primarie e il 35% nelle secondarie il primo giorno di protesta, il 19 gennaio scorso. Eventuali chiusure delle classi il 13 aprile saranno comunicate ai genitori 48 ore in anticipo, ovvero nella giornata di martedì 11 aprile.
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