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Francia, la polizia a scuola

I consigli d’Istituto di due scuole medie a rischio della regione parigina hanno detto no alla proposta del ministro degli Interni di diventare scuole pilota nel quadro di un protocollo dipartimentale anti-violenza, avviato dopo i recenti e ripetuti casi di docenti e dirigenti aggrediti a mano armata dai propri studenti. La sperimentazione consiste nel provare in che misura la presenza costante di un poliziotto tra le mura scolastiche possa servire da deterrente, scoraggiando la micro-criminalita che nelle scuole francesi ha raggiunto e superato i livelli di guardia: angherie e vessazioni di ogni genere, furti e percosse, violenza sessuale e tentato omicidio, la casistica è vasta e completa. La scuola, tuttavia, non può abdicare al suo ruolo istituzionale e pedagogico di formazione dei giovani con gli strumenti che da sempre la contraddistinguono: rispetto, dialogo, mediazione e soluzione pacifica dei conflitti. I sindacati degli insegnanti e le associazioni dei genitori sono convinti che la presenza di un poliziotto a scuola non farebbe altro che acuire i problemi, trasmettendo un messaggio altrettanto “violento” e autoritario che cataloga tutti i ragazzi di certe scuole come criminali in erba da sorvegliare anche quando sono a scuola. Ciò farebbe crollare – sostengono docenti e genitori – la credibilità del capo d’Istituto e del corpo docente, la cui funzione si ridurrebbe a denunciare i propri alunni al poliziotto di turno. La violenza a scuola cesserà – concludono, in polemica con l’eccessiva selettività del sistema scolastico – quando ogni singolo ragazzo si sentirà accolto avendo la sensazione di potere contare sulle stesse chance di successo di tutti gli altri.  
 
 
Gabriele Ferrante

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