Lunedì mattina: in Francia, come quasi dappertutto nel mondo, i ragazzi tornano a scuola per ricominciare una nuova settimana di studio. Prima di sedersi, tutti in piedi nel cortile, cantano la Marsigliese, l’inno nazionale, davanti alla bandiera che lentamente si issa sul pennone. È questa la scena alla quale vorrebbe assistere il deputato socialista Andrè Vallini che a fine luglio ha chiesto ufficialmente al ministro dell’Educazione Nazionale che gli studenti delle scuole di ogni ordine e grado inizino le attività settimanali col canto dell’inno nazionale. Tuttavia, poiché la Marsigliese è un canto di guerra e il suo testo è a tratti crudo (sentite, nelle campagne, questi feroci soldati che sgozzano i nostri figli e le nostre compagne) e con espliciti riferimenti alla violenza (che il sangue impuro abbeveri i solchi della nostra terra), il deputato socialista propone che al testo originale siano aggiunte alcuni versi in chiave europea e un ritornello che si apra al mondo intero. Insomma, accanto al più famoso Allons enfants de la patrie Vallini aggiungerebbe “andiamo, figli dei nostri venticinque Paesi, nel cielo dell’Europa unita sventola la bandiera stellata.”
Boutade estiva per ridestare sonnacchiosi parlamentari che già sognano spiagge e ombrelloni? C’è di certo che i francesi stenterebbero a riconoscersi in un inno così “snaturato”: a un sondaggio estivo sulla percezione che hanno del proprio inno nazionale, circa il 90% degli intervistati ha risposto che la Marsigliese è un inno patriottico, simbolicamente forte e che rappresenta bene la Francia. Quanto a farlo cantare dagli studenti il lunedì mattina, nessuno ci tiene più di tanto.