Qualche ombra si addensa sulla rentrée degli studenti francesi, che dal due settembre riaffolleranno tutte le aule. Stando ai risultati di un’indagine condotta dall’ufficio valutazioni e statistiche del Ministero dell’Educazione Nazionale, molti di loro saranno accolti da professori stanchi e demotivati, in forte crisi d’identità professionale, pronti a cambiare mestiere se loro ne avessero la possibilità.
Dallo studio, condotto su un campione di 1000 insegnanti, emerge che un buon 90% degli intervistati percepisce l’esistenza di un diffuso disagio all’interno della categoria, mentre il 60% esprime un malessere più decisamente personalizzato: difficoltà di una professione sempre più caricata di adempimenti burocratici, immagine sociale degradata del docente, senso di impotenza di fronte ai risultati degli alunni.
Sono queste alcune tra le frustrazioni che più frequentemente si leggono nelle risposte dei professori francesi, che i ricercatori ministeriali suddividono in quattro categorie-tipo: gli evolutivi, pronti a riconvertirsi e a rispondere alle sfide di un mestiere che si rinnova, a favore di un avanzamento di carriera che si basi sul merito; i soddisfatti, che stanno bene così come sono e non sentono alcun tipo di disagio; gli statici, scontenti di esercitare una professione che delude ogni giorno di più; i perplessi, tutto sommato abbastanza contenti del loro status ma che frenano quando si parla di meritocrazia.
Tutti sono comunque favorevoli all’istituzione di un bonus – sotto forma di aumento di stipendio o di punti supplementari utili per i trasferimenti – per i docenti che lavorano in condizioni al limite della sopportabilità nelle scuole a rischio delle periferie urbane.