E’ più efficace orientare e selezionare in fretta oppure lasciare che gli studenti percorrano un lungo tronco comune prima di scegliere definitivamente un indirizzo? Una questione vecchia quanto la scuola che qualche settimana fa è stata riproposta dal quotidiano francese Le Monde che ha partecipato a maggio a un convegno franco-olandese durante il quale sono stati messi a confronto i sistemi scolastici dei due Paesi. Dagli interventi degli esperti presenti al convegno emerge che, mentre in Francia gli studenti seguono un percorso comune fino a 15-16 anni prima di compiere una scelta definitiva, in Olanda la selezione è precocissima: già a sei anni i bambini sono sottoposti a dei test i cui risultati non vengono comunicati alle famiglie a meno che queste non ne facciano esplicita richiesta e alla fine della scuola elementare, a 12 anni, gli alunni sono orientati verso una formazione professionale breve, lunga, oppure verso studi liceali che consentono l’accesso all’università. Il privato ha un’utenza di gran lunga maggiore rispetto agli istituti statali e in alcune scuole c’è una percentuale talmente alta di figli di immigrati da essere denominate "scuole nere".
Di contro però, le scuole sono accoglienti, i docenti hanno rapporti distesi e amichevoli con gli studenti – in Francia le relazioni tra alunni e professori sono molto più formali e distanti – le famiglie sono bene accette e veramente coinvolte nel percorso scolastico dei propri figli. Le conclusioni del convegno? Si può essere tentati di cercare in altri sistemi scolastici le soluzioni alla crisi del proprio, ma le radici culturali sono talmente forti che una ricerca del genere non può mai essere feconda.
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