Cosa può trasmetterci ancora Franco Battiato? A parte le moltitudini di emozioni che i suoi testi e la sua musica propagheranno ancora a lungo nello spazio e nel tempo, s’intende.
E’ proprio lui stesso a indicarcelo nel libro scelto questa settimana per la nostra rubrica Leggere lib(e)ri, Battiato io chi sono?, il risultato di una lunga conversazione protrattasi per mesi con Daniele Bossari, al quale il maestro siciliano ha accordato la sua amicizia e la sua fiducia, con il quale ha dialogato e riflettuto su mille temi diversi, collegati da un unico fil rouge, l’assoluta necessità di un cammino di spiritualità e meditazione: se vogliano usare la cronologia, prima viene l’india, quindi il misticismo indiano, poi il sufismo, con lo studio della lingua araba (…) il buddhismo. Naturalmente, non è che sono tutti così separati, perché all’interno di un periodo approfondivo i mistici cristiani…
Ecco cosa può continuare ad insegnarci Battiato, quale strada può indicare ai nostri alunni: quella che conduce allo studio, all’approfondimento personale, alla lentezza, alla pazienza, alla consapevolezza che non tutto si raggiunge subito e senza sforzi:
Ho capito col tempo che l’ispirazione è soprasensibile. E’ successo anche per “La cura”. Senti che qualcosa di superiore ti arriva, ti attraversa. (…) E’ chiaro che devi poi lavorare e seriamente per completare l’ispirazione o l’intuizione.
E ancora, citando “La Condizione umana” di Krishnamurti: “ lasciando la responsabilità dell’indagine a qualcun altro (un maestro, un guru, la chiesa, ecc.) non si fa una ricerca personale e si dipende da ciò che viene detto dagli altri”.
I temi trattati nel libro, a prima vista lontani tra loro, si intersecano naturalmente: routine e alienazione dell’uomo, le banche nell’economia mondiale, droghe e stati alterati di coscienza, la chiesa cattolica come istituzione e la vera spiritualità cristiana, ma anche – come dicevamo – quella sciamanica, sufi, buddista, indù. Una conversazione tra amici che condividono tanti interessi, tutti trattati con l’attenzione e la serietà che richiedono, con profondità e con la consapevolezza che la vera conoscenza nasce soltanto dall’esplorazione delle domande. Perciò il “maestro” sono le domande, niente e nessun altro.
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