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Frase choc in classe sulle “donne da sterminare”, la docente verso una lunga sospensione

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Non se la caverà con una “lavata” di testa, l’insegnante di scuola superiore del liceo Pizi di Palmi, in provincia di Reggio Calabria, che lo scorso 8 marzo avrebbe detto in classe, alla figlia di una donna morta in circostanze misteriose nel 2016 che chiedeva di poter vedere un film sulla figura della donna, “le donne andrebbero sterminate perché non valgono niente”.

Il Garante chiede provvedimenti adeguati

Prima Antonio Marziale, Garante per l’infanzia e l’adolescenza della Regione Calabria, ha detto di sentirsi “sconcertato per una notizia del genere, che va certamente verificata, ma che suona insopportabile e allucinante, a maggior ragione per la tragica vicenda in cui si innesta e per il coinvolgimento di una minore”.

”Ho deciso – ha detto ancora il Garante – di convocare in audizione, presso il mio ufficio, l’insegnante protagonista dell’episodio. E intanto mi limito ad osservare che i vertici della scuola calabrese rispetto a un accadimento del genere devono assumere i provvedimenti più adeguati al caso e non di natura dialettica”.

L’iter del procedimento disciplinare già avviato

Nella stessa giornata, però, la scuola ha fatto sapere di avere avviato l’iter per chiarire l’accaduto, con l’intenzione di attuare un procedimento disciplinare. “Ritenendo che il comportamento fosse di particolare gravità”, la dirigente scolastica del Liceo Pizi di Palmi “ha investito della vicenda l’Ambito territoriale provinciale, competente a decidere tutte le infrazioni che comportano una sanzione disciplinare superiore ai 10 giorni di servizio”.

A farlo sapere è stata, con una nota, la stessa dirigente Maria Domenica Mallamaci, definendo nell’occasione la frase “odiosa”, perché in quel modo la docente ha dimenticato quale ruolo ha nella scuola.

“Comportamento in contrasto con i doveri inerenti alla funzione docente e gravi negligenze”

E ora? L’amministrazione intende verificare nell’immediatezza dei fatti non solo tempestivamente “la veridicità di quanto accaduto”, ma anche “avviare tutti i necessari adempimenti prescritti dalla legge avviando la ritenuta e corretta azione disciplinare nei confronti dell’insegnante. La dirigente può solo applicare sanzioni inferiori a dieci giorni di sospensione. Alla luce della gravità che le parole pronunciate dall’insegnante hanno provocato – prosegue  – ha ritenuto tale comportamento in contrasto con i doveri inerenti alla funzione docente e gravi negligenze con condotte lesive della dignità dell’alunna con contestuale grave pregiudizio alla scuola e alle famiglie; ragion per cui, ha chiesto l’intervento dell’ufficio scolastico provinciale”.

Quindi, si prevede una sospensione più lunga. Forse di mesi. “La tempestività dell’intervento e la necessaria riservatezza richiesta sia a tutela della minore già provata dal nefasto evento che ha colpito la sua famiglia, nonché la altrettanta necessaria tutela da accordare alla comunità scolastica fino al concreto accertamento delle responsabilità che certamente sono e restano personali , ha imposto a questa scuola, che si è sempre distinta per l’aver praticato percorsi di legalità, di attendere le determinazioni degli uffici competenti (Ufficio per i Procedimenti Disciplinari ATP di Reggio Calabria e Procura della Repubblica di Palmi)”.

“Spiace solo che una vicenda come questa, anche se tristissima, sia stata gestita senza alcun limite mediatico soprattutto a tutela del dolore e della stessa riservatezza che un minore avrebbe meritato”, ha concluso la dottoressa Mallamaci.