Oggi, 30 maggio, alle ore 15, Roma, nella sede di Fratelli d’Italia, si svolge il convegno “La Scuola del Futuro: Cosa c’è in programma”, un momento di dialogo e confronto sulla revisione delle Indicazioni Nazionali, con la partecipazione della sottosegretaria all’Istruzione ed al Merito, Paola Frassinetti.
Ecco le parole di quest’ultima: “Parlare di programmi sembra una parolaccia e la riforma delle indicazioni nazionali ha suscitato polemiche. Noi vogliamo passare dall’educare istruendo all’istruire educando. Sembra un gioco di parole. Vogliamo accostare la cultura alla scuola, per troppo tempo si sono staccati questi termini. Riteniamo importante il lavoro, ma la scuola non può essere soggiogata al produttivismo”.
“Non si può essere ossessionati dall’utilità delle materie. Nulla è inutile nella scuola. Un sonetto del ‘300 può essere utile al momento giusto. Potrà aver attivato dei meccanismi logici molto importanti. Pensiamo che la scuola sia un luogo dove trasmettere conoscenze. Il termine ‘merito’ è stato troppo abusato. La scuola deve continuare a essere ascensore sociale. Abbassare il livello degli studi non c’è più democratizzazione, anzi, ci vuole la qualità degli studi”.
“Dobbiamo insegnare l’Italia, mettere al centro della scuola la nostra storia e la nostra cultura. Conoscere la scuola antica, il Rinascimento, è molto importante, anche per l’integrazione di ragazzi stranieri, che devono essere messi in condizione di familiarizzare con l’identità italiana. Per questo è sbagliato non far studiare la Divina Commedia, come avvenuto a Treviso. Questo è il contrario dell’integrazione”.
“La storia è necessaria alla formazione, non è mero nozionismo, ma è l’esperienza del rapporto vivo con il passato che diventa preziosa per il futuro. Deve avere quindi un posto d’onore nei programmi scolastici. Crediamo nel modello italiano, con una vocazione universale. Non è nazionalismo ma una visione d’insieme. Il fatto che la geografia sia sparita dai programmi è assurdo, vogliamo frenare questo decadimento è assurdo. Vogliamo eliminare la geostoria. Quindi ecco i punti su cui si basa la riforma: valorizzazione dell’identità nazionale, centralità di storia e geografia, riconoscimento del merito, tutela di materie umanistiche e di musica e arte e dell’educazione motoria, già dall’infanzia”.
Ecco le parole della senatrice Ella Bucalo: “Vogliamo andare a colmare il gap tra le competenze di chi esce dalla scuola e le figure professionali richieste. L’aspetto umanistico, però, non si tocca, è fondamentale e strategico. Noi non vogliamo esecutori, ma giovani completi, che sappiano affrontare il mondo interconnesso, i cambiamenti. Molte aziende non trovano le giuste qualifiche. Siamo di fronte a tecnologie che hanno potenzialità enormi. La centralità dell’uomo è importante, senza persone formate rischiamo di perdere tantissimi mestieri. Bisogna iniziare a far dialogare la scuola con il mondo del lavoro. Il sapere e il saper fare camminano insieme”.
“Pcto? Non si è saputo progettare percorsi sulla base degli indirizzi scelti dagli studenti. La riforma degli istituti tecnico professionali sul dialogo importante con il mondo del lavoro. Vogliamo formare i manager, che vanno a tutelare le nostre eccellenze. Vogliamo introdurre materie nuove, per rendere il percorso di studi più stimolanti. I nostri giovani non sono più attratti. Lancio una sfida a docenti e dirigenti: perché non prevedere materie che possano supportare le innovazioni, come l’educazione finanziaria, o l’educazione teatrale, che fornirebbe empatia, soft skills come la capacità di lavorare in gruppo? Vogliamo una scuola che colga le innovazioni e aiuti i giovani a gestire i cambiamenti e governarli”.
Presente anche il presidente Anief Marcello Pacifico: “Ciò che non insegniamo nelle nostre scuole è l’Europa. L’educazione civica dovrebbe avere la sua dignità di materia. Oggi è una materia trasversale. Sono state tolte tre ore alle medie anni fa, rimettiamole. Ci vuole una riforma ben discussa con tutti”, ha detto.
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