La lettura degli atti parlamentari riserva sempre aspetti interessanti.
I documenti più utili sono certamente i dossier tecnici allegati ai provvedimenti di legge perché consentono di comprendere meglio le diverse disposizioni normative. Poi ci sono i rendiconti delle sedute delle Commissioni e delle assemblee perché permettono di capire le posizioni delle diverse forze politiche.
Ma anche gli emendamenti che i parlamentari presentano nel corso dei lavori sono utili per cogliere aspetti curiosi e magari inaspettati.
In occasione della approvazione della legge di bilancio è capitato ad esempio che nel passaggio alla Camera i deputati di Fratelli d’Italia abbiano presentato più di 20 emendamenti in Commissione Cultura, ben sapendo che la legge sarebbe stata approvata con il voto di fiducia e senza la possibilità di discuterla anche solo in minima parte, a causa della assoluta mancanza di tempo.
Ma le sorprese non finiscono qui; basta esaminare i contenuti di alcuni emendamenti, come l’1.4 a firma di Paola Frassinetti, Ella Bucalo e altri che prevede di “definire i parametri volti a diminuire gradualmente di un punto il rapporto alunni/docenti e personale ATA, in luogo di quelli definiti dal regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 20 marzo 2009, n. 81”. Trascurando il fatto che la copertura della spesa sarebbe dovuta arrivare da una riduzione degli stanziamenti per il reddito di cittadinanza, il dato più curioso è che l’emendamento avrebbe dovuto modificare una norma del famoso piano Tremonti-Gelmini del 2008 approvato da una maggioranza di Governo di cui la stessa Frassinetti faceva parte (all’epoca anzi era persino vicepresidente della Commissione Cultura della Camera).
L’emendamento più interessante dei deputati di Fratelli d’Italia è però quello con cui si propone di portare a 18 ore l’orario di cattedra dei docenti di scuola dell’infanzia e di scuola primaria.
C’è solo da osservare che una misura del genere, se ne venisse approvata, determinerebbe un incremento degli organici nella misura del 25% almeno nella scuola dell’infanzia e del 20% nella primaria.
D’altronde la proposta di modifica non contiene neppure un conteggio approssimativo del costo dell’operazione.
La sensazione, insomma, è che spesso gli emendamenti vengano presentati più con lo scopo di fare qualche proclama irrealizzabile che per tentare davvero di migliorare la legge in esame.
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