Oggi assistiamo a una contrapposizione tra chi vuole subito il referendum abrogativo contro la riforma della scuola e chi invece vuole aspettare tempi più maturi, utili al successo dell’intera operazione.
In questo contesto dalle pagine dell’HuffPost Nicola Fratoianni, coordinatore nazionale SeL, prende la parola dicendo: “Il referendum come strumento unificante e capace di mettere insieme forze politiche e sociali, reti di movimento e comitati in un fronte ampio e trasversale. Oggi, questa condizione non è ancora stata conquistata. Restano in campo differenze di valutazione che vanno dal merito di alcuni quesiti (penso in particolare a quelli sull’Italicum ma anche su Jobs Act e scuola) ai tempi entro i quali lanciare la campagna sulle firme perché possa sviluppare il massimo della mobilitazione e dunque nutrire concrete speranze di successo. Allora mi pare che sia questo il punto centrale. Come conquistare una condizione che ha a che fare prima ancora che con l’unità dei soggetti in campo, con il necessario protagonismo dei soggetti sociali che hanno animato e animano quotidianamente la mobilitazione contro questi provvedimenti ed i loro effetti nefasti. E francamente non mi pare utile né efficace liquidare la questione con una polemica poco comprensibile tra una presunta sinistra del coraggio e una del salotto. Temo infatti che la sinistra rischi di trasformarsi in un salotto proprio quando non riesce a costruire una relazione positiva e forte con quei pezzi di società che dovrebbero invece essere al centro di un lavoro di ricostruzione sul terreno della rappresentanza. Non si tratta di aspettare. Di stare fermi. Né tantomeno di immaginare una serie di più o meno noiosi convegni sul futuro della sinistra. Si tratta di organizzare un lavoro politico e culturale provando a vincere una battaglia”.
Un nuovo steep per nuove riflessioni, ma la polemica continua.
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