Il cantante Fred De Palma, 34 anni, nome d’arte di Federico Palana, che l’anno prossimo sbarcherà sul palco del Festival di Sanremo 2024, ha discusso di educazione dei giovanissimi, rispondendo alle critiche che sono state fatte nei confronti di cantanti e trapper.
Questi ultimi spesso propongono ai ragazzi modelli sbagliati. Secondo De Palma, però, i prodotti musicali non hanno il dovere di educare e la colpa non è dei cantanti se accadono episodi di violenza tra giovani. Ecco cosa ha detto a La Stampa: “Puntare il dito verso chi fa rap o trap è un modo per costruire alibi a chi viene meno al proprio ruolo. Sul palco ci si scanna con insulti anche tremendi, l’opposto del politically correct. Ma è solo fiction”, ha esordito.
“Non è giusto caricare sulle spalle di rapper di vent’anni il compito di educare, un compito che spetta ai genitori, alla scuola, alla società. Non credo che le persone si regolino nella vita in base ad un pezzo sentito alla radio. Basta accuse ai rapper, nessuno uccide per una canzone”, ha aggiunto.
A intervenire in un’intervista alla Tecnica della Scuola è anche il sociologo Francesco Pira che nel suo ragionamento ha sottolineato quanto la musica sia stato in passato uno strumento importante per veicolare messaggi importanti come la pace, l’amore, l’uguaglianza. E, quindi, anche la musica può contribuire a essere considerata importante per l’educazione”.
Immediata la risposta del sottosegretario alla Cultura con delega alla musica, Gianmarco Mazzi, come riporta Il Secolo d’Italia: “De Palma dice che il compito di educare spetta a genitori e scuola. Giusto, anche se forse di questi tempi educare dovrebbe essere una preoccupazione comune, una responsabilità sociale che tutti dovrebbero sentire, anche un artista rap di 34 anni. Se ci ripenso sulla mia formazione da ragazzo hanno inciso molto famiglia e scuola ma anche gli amici, quelli con cui passavo la maggior parte del tempo, giocando a calcio, andando ai concerti e ascoltando canzoni di artisti che ci mettevano la speranza e non si fermavano a fredde istantanee di cronaca. E pensare che erano gli anni bui del terrorismo ma Dalla, De Gregori, Fossati, Vasco, a tratti iperbolico ma sempre poetico, solo per citarne alcuni, volavano alto e parlavano all’anima”.
Quanto contribuisce la musica, e soprattutto i testi delle canzoni, nel plasmare l’universo identitario dei ragazzi? In tempi di frequenti episodi di violenza tra giovanissimi bisognerebbe riflettere sul messaggio che i personaggi famosi, tra cui cantanti e attori, trasmettono?
Qualcosa si è mosso a Castelfranco Veneto: qui, l’11 settembre, si sarebbe dovuto esibire il rapper milanese Niki Savage in vista dell’inizio della scuola, dedicata a ragazzi dai 14 ai 18 anni. Ma così non è stato: dopo le proteste da parte del mondo degli “adulti” il concerto è stato annullato.
Di recente c’è chi punta il dito contro un certo tipo di musica, e soprattutto di testi delle canzoni: il trap. Lo ha fatto l’attrice Cristiana Capotondi: “Ma l’avete ascoltata la musica trap, di come viene trattata la donna nella musica trap? La ascoltano gli adolescenti. Di che ci sorprendiamo se un giovane di 22 anni considera una donna come un oggetto tale per cui ti tolgo la vita”, ha detto a In Altre Parole su La7.
Il 29 novembre è uscito l’attesissimo Spotify Wrapped, il riepilogo dell’anno della musica ascoltata da ogni utente fornito dalla piattaforma Spotify. In Italia, come riporta Il Corriere della Sera, il cantante di sesso maschile più ascoltato è, per il terzo anno consecutivo Sfera Ebbasta, davanti a Geolier, Lazza, Shiva e Guè.
Sfera Ebbasta, che ha pubblicato pochi giorni fa il suo album, da subito in vetta alle classifiche, è stato recentemente accusato di pubblicare canzoni misogine, se non inni alla violenza di genere.
Ha fatto scalpore anche la decisione del sindaco di Ladispoli, cittadina laziale, di bloccare il concerto del rapper Emis Killa previsto per Capodanno. Il cantante avrebbe dovuto esibirsi con Guè. Il motivo? Una frase contenuta in un vecchio testo di una canzone di Killa, del 2016, “3 messaggi in segreteria“.
“Preferisco vederti morta che con un altro”, queste le parole incriminate. Le polemiche, come riporta Rolling Stone, sono nate in questi giorni e il cantante ha provato a difendersi dalle critiche dicendo che non si tratta di un inno al femminicidio, ma tutto il contrario. “Nel pezzo – dice – interpreto, invento, racconto fatti che purtroppo per quanto spiacevoli accadono. Non è Emiliano che parla e non penso nemmeno di dover dare troppe giustificazioni a chi non vuole capire. In un altro storytelling molto più recente interpreto Renato Vallanzasca, non so, volete accollarmi qualche anno di galera? Per farmi un’idea di me piuttosto dovreste parlare con le donne che fanno parte della mia vita, dalla mia famiglia alle amiche. Cercate i colpevoli tra i colpevoli, non tra chi è dalla vostra parte pur avendo un altro modo di affrontare le cose”.
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