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Freddo, a Roma scatta l’operazione ‘scuole calde’ ma per i presidi alunni in classe col cappotto

Al rientro dalle vacanze, gli alunni delle scuole di Roma non avrebbero dovuto temere il freddo in classe per via dell’ondata di gelo che ha colpito anche la capitale.

La chiusura degli istituti per 17 giorni consecutivi e le temperature notturne attorno allo zero degli ultimi due giorni hanno infatti indotto il sindaco capitolino, Virginia Raggi, a lanciare l’operazione ‘scuole calde’: l’obiettivo doveva essere quello di far trovare, lunedì 9 gennaio, i locali scolastici adeguatamente riscaldati.

Raggi ha disposto l’accensione dei riscaldamenti, per alcune ore della giornata, sia sabato 7 che domenica 8 gennaio.

Inoltre, gli impianti di riscaldamento verranno riaccesi alle tre di lunedì quando resteranno in funzione un’ora in più rispetto a quelle previste.

La giunta grillina romana ha poi fatto sapere che è stata anche realizzata un’adeguata “manutenzione antigelo negli istituti” ed un servizio speciale; inoltre “per le emergenze ci sono squadre pronte a partire dal mattino dalle 6.00 del mattino di lunedì”.

La situazione “climatica” delle scuole non sarebbe tuttavia così sotto controllo come sostiene il Comune, almeno a sentire il parere di Mario Rusconi, vice presidente nazionale Anp e a capo della sezione laziale dell’associazione presidi: per il rappesentanti del sindacato più grande di presidi, in alcune scuole i dirigenti scolastici romani temono temperature troppe basse. Tanto da aver avvertito i genitori degli alunni di vestire i figli “con un abbigliamento adatto al freddo”.

Questo perché l’operazione ‘scuole calde’, sempre per Rusconi, sarebbe stata decisa “all’ultimo minuto e non concertata”.

 

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“La segnalazione che abbiamo è che le scuole sono ridotte al gelo – continua Rusconi- con i presidi, soprattutto di istituti della scuola dell’obbligo, che sono ricorsi ad espedienti come dire ai genitori di vestire i figli per affrontare il freddo”.

La circolare, diffusa in molti istituti come ad esempio quello di via delle Carine, a due passi dal Colosseo, sottolinea che “il dipartimento ha già acceso a temperatura ridotta i termosifoni e dalle ore 3 di lunedì gli impianti andranno a regime con circa 5 ore di anticipo sull’ingresso degli alunni a scuola”. Una misura ritenuta dai dirigenti evidentemente insufficiente visto che nella stessa circolare “in considerazione delle temperature rigide previste per i prossimi giorni” vengono esortati i genitori “a prevedere per i propri figli un abbigliamento adatto al freddo”.

E disguidi già ci sarebbero stati: sabato 7, “mentre la succursale del liceo Newton – che non ha fatto il ponte – era stata molto riscaldata, quella centrale no. Così ci si è trovati di fronte a genitori e studenti furibondi per il freddo: alcuni di loro sono addirittura andati via. I termosifoni, infatti, alla centrale sono stati accesi solo alle 11 senza produrre effetti, visto il ritardo…”, spiega sempre Rusconi.

“Le scuole superiori dipendono dalla Città Metropolitana alla cui guida c’è sempre la sindaca Raggi – continua – Diversi dirigenti non sono riusciti a mettersi in contatto né con l’ex Provincia, né con il municipio, né con il dipartimento comunale per chiedere riscaldamenti adeguati. La stessa cosa è accaduta per molti istituti comprensivi romani che dipendono direttamente dal Comune”.

Il rappresentante dei presidi ribadisce quindi che “non c’è concertazione”. E non sarebbe la prima volta: “ad esempio – conclude Rusconi – stiamo ancora aspettando l’elenco delle scuole visitate dopo il terremoto con gli interventi adottati, ad oggi siamo a conoscenza solo delle prima 45 scuole visitate”.

Alessandro Giuliani

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