Ha avuto successo la Giornata mondiale di azione per il clima organizzata in oltre 60 Paesi nel mondo da Fridays for future e contraddistinta dallo slogan “Basta false promesse” (“No More Empty Promises”).
Nella prima Giornata mondiale del 2021 dello sciopero globale per il clima, svoltasi venerdì 19 marzo dove possibile in presenza ma soprattutto con incontri on line, il movimento giovanile ispirato da Greta Thunberg ha rivendicato la centralità dell’ambiente nelle politiche per la ripartenza post pandemia.
Sul sito della rivista “lavialibera”, che approfondisce alcuni aspetti e temi del movimento sin dalla sua formazione (anzi, ancor prima, cioè dall’estate del 2018, quando l’allora quindicenne svedese Greta Thunberg iniziò una protesta solitaria) leggiamo che il movimento italiano di Fridays for future “ha affiancato alle richieste globali alcune domande specifiche dirette al Ministero dell’Istruzione del nostro Paese. La prima è l’aumento dei fondi destinati alla scuola, all’università e alla ricerca per sostenere l’innovazione ecologica e rendere gli istituti scolastici sostenibili al 100%.
Poi la revisione dei programmi didattici per evidenziare le conseguenze dell’utilizzo di combustibili fossili e l’inserimento di insegnamenti basati su modelli di sviluppo sostenibile. Infine, l’interruzione di tutte le collaborazioni tra il Miur (cosi è scritto nella suddetta rivista: in realtà è la vecchia dizione del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca, quindi probabilmente tale richiesta riguarda anche i settori dell’Università e della ricerca, n.d.R.) e le aziende inquinanti che non abbiano ancora previsto un piano di decarbonizzazione entro il 2025 nonché un piano di bonifiche e risarcimento danni”.
Anche in Italia, considerando la situazione di emergenza sanitaria si può ritenere comunque massiccia la partecipazione alle manifestazioni, soprattutto on line (e diverse sono state le adesioni allo sciopero come gruppo classe). A dimostrazione che la questione ecologica rimane centrale per il Paese anche nelle scelte politico-economiche post-covid19.
Ma non sono mancati anche appuntamenti in presenza, nel rispetto delle disposizioni sanitarie. A Roma, ad esempio, in una giornata assai nuvolosa, si sono ritrovati in centinaia a Piazza del Popolo.
In un comunicato stampa i rappresentanti di FFF Italia ribadiscono che lo sciopero di venerdì scorso è stato determinato “dalla necessità di vedere diventare operativa la riduzione di CO2 annuali. L’Italia non sta rispettando l’accordo di Parigi sul clima. E i fondi del Next Generation Eu assegnati alla transizione ecologica sono del tutto insufficienti, rischiano di finire alle aziende più inquinanti”.
Gli attivisti del movimento scrivono anche: “Fridays For Future ovunque nel mondo torna a protestare perché i politici e le grandi aziende inquinanti fissano obiettivi di riduzione delle emissioni da raggiungere tra 20 o 30 anni e promettono che, in un lontano futuro, faranno qualcosa per contrastare la crisi climatica. Ma queste promesse vuote non servono a nulla, perché non si può scendere a patti con le leggi della fisica. Abbiamo bisogno di azioni immediate e concrete, in linea con il principio di giustizia climatica e con la scienza“.
Ricordiamo che quasi un anno fa, lo scorso aprile, Fridays For Future Italia ha lanciato la campagna “Ritorno al Futuro” (ritornoalfuturo.org) che raccoglie una serie di proposte per la ripartenza scritte insieme a scienziati, esperti e associazioni: “Azioni che darebbero il via alla ‘transizione ecologica’ di cui abbiamo davvero bisogno, per assicurare in Italia e nel mondo un presente e un futuro vivibili, nel rispetto della giustizia climatica”, conclude FFF Italia.
Sul sito di Fridays for Future Italia si ricorda che “il 28 novembre 2019, il Parlamento Europeo ha dichiarato ‘Emergenza Climatica e Ambientale’. Ma, quando si tratta di agire concretamente siamo ancora a un livello di rifiuto, di negazionismo”.
Peraltro, nel suddetto sito si sottolinea che alcuni obiettivi “sono decisamente insufficienti se consideriamo che, per il principio di ‘Giustizia Climatica’, l’Ue deve azzerare le emissioni entro il 2035”. Leggiamo che “negli Accordi di Parigi i leader mondiali si sono impegnati a mantenere l’aumento medio di temperatura globale ben al di sotto dei 2°C, puntando agli 1,5°C. Le nostre richieste non sono altro che la dimostrazione di ciò che nella pratica occorre fare per impegnarsi davvero. Eppure rappresentano solo il minimo necessario per rispettare quelle promesse”.
Parlando in occasione della Giornata mondiale di azione per il clima del 19 marzo, Laura Vallaro, una delle portavoce dei “Fridays” in Italia, ha affermato: “l’occasione per l’Italia è unica, ci sono le risorse europee, ma quest’anno ospiteremo anche il G20. È un’occasione da non perdere”. L’Italia infatti ha assunto la presidenza del G20 2021, organizzando quindi il vertice previsto a Roma il 30 e 31 ottobre. La Presidenza italiana e la Commissione europea ospiteranno inoltre, insieme, il G20 Global Health Summit, in programma a Roma il 21 maggio, per affrontare le principali sfide connesse all’emergenza sanitaria.
A proposito di emergenza sanitaria, la pandemia ha origini anche dall’inquinamento, dai cambiamenti climatici? E comunque l’inquinamento (soprattutto atmosferico) ha inciso sul fenomeno della diffusione pandemica?
La risposta ce la dà un’autorevole fonte, il segretario generale dell’Onu António Guterres: “La natura ci ha parlato forte e chiaro attraverso l’emergenza pandemica, ci ha detto che il nostro ecosistema è malato e che bisogna agire quanto prima per ripristinarlo. C’è un legame diretto tra pandemia, inquinamento che causa i cambiamenti climatici e impoverimento della biodiversità sul pianeta”.
In una pagina del sito https://www.un.org leggiamo: “I cambiamenti climatici, i cambiamenti causati dall’uomo alla natura nonché i crimini che interrompono la biodiversità, come la deforestazione, il cambiamento dell’uso del suolo, l’agricoltura intensificata e la produzione di bestiame o il crescente commercio illegale di animali selvatici, possono aumentare il contatto e la trasmissione di malattie infettive dagli animali agli animali e agli esseri umani”.
Solo studi approfonditi potranno forse ipotizzare quanto Covid-19 può essere correlato all’inquinamento. Intanto, circa un anno fa uno studio della Società italiana di medicina ambientale destò un certo dibattito nella comunità scientifica (per approfondire leggere un articolo pubblicato un anno fa su “ilsole24ore.com”).
Certamente, ad esempio, la mancanza d’acqua o la sua contaminazione incidono anche nella difficoltà di contenere l’attuale pandemia e altre malattie infettive, come abbiamo segnalato in un articolo di ieri relativo alla “Giornata mondiale dell’Acqua” (emergono dati allarmanti: una persona su tre, secondo i dati dell’Onu, non ha accesso all’acqua pulita): oltre a non avere la possibilità di lavarsi le mani, precauzione fondamentale per contenere la diffusione del Covid-19 e di molte altre malattie infettive, addirittura milioni di persone, soprattutto in Africa, sono costrette a bere acqua contaminata e ovviamente non potabile.
Le dinamiche attivate e prodotte dalle politiche neoliberiste, che hanno privilegiato gli interessi delle multinazionali, erano peraltro certamente inaccettabili già prima della pandemia (su cui occorre peraltro interrogarsi, se non altro per valutare come i sistemi sanitari e di welfare fossero stati “impoveriti” dopo anni di tagli alle strutture e ai finanziamenti) per le crescenti disuguaglianze (oltre alla disoccupazione e alla precarizzazione del lavoro, al ridimensionamento dello Stato sociale). E i “decisori” politici troppo spesso sono stati sottomessi ai “poteri forti” prendendo con arroganza decisioni impopolari.
Ora bisogna virare: “nulla potrà essere come prima” si disse nei primi mesi della pandemia, ma adesso sembra quasi che aumentino invece le resistenze a cambiare radicalmente un sistema, basato sull’ideologia neoliberista, che controlla (a vantaggio di pochi e facendo pagare la crisi a tutti gli altri) i meccanismi finanziari e che si è rivelato fallimentare e dannoso a livello globale. Che ha determinato pesanti crisi economiche, scandali finanziari e disuguaglianze sempre più marcate. E chi li ha causati non può essere delegato a “ricostruire”, a cambiare il sistema.
Le alternative sono possibili. Una strada è stata indicata, per la loro parte, proprio dai giovani dei Fridays for future che rilevano come “i governi stiano continuando a non mettere in pratica le azioni necessarie a contrastare la crisi climatica, e la salute, l’istruzione, sono lasciate da parte per i profitti di pochi”.
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