Numerose le rivendicazioni che gli animatori del movimento fondato da Greta Thunberg propongono ai politici, alle classi dirigenti, ai governi e alle istituzioni di tutto il mondo in occasione del prossimo sciopero mondiale per il clima che vedrà le piazze del pianeta riempirsi venerdì 3 marzo.
Al centro dello sciopero in primo luogo l’analisi drammatica delle conseguenze della guerra “Le città diventano sempre più invivibili, con temperature estreme e stili di vita non consoni a una vita basata sul benessere personale e collettivo. Nei mesi successivi alla guerra, le grandi compagnie del fossile abbiano innalzato alle stelle i loro ricavi a causa della guerra e del rincaro dei prezzi”, dicono i rappresentanti di FFF, sostenendo di non sentirsi rappresentatə da una classe dirigente che decide di ignorare o non affrontare un problema ormai sotto gli occhi di tutti. Per risolvere le sfide sociali, economiche e ambientali che affrontiamo oggi, dobbiamo ripensare lo status quo. I governi e le altre istituzioni di tutto il mondo devono abbracciare nuovi modi di pensare e impegnarsi attivamente nell’innovazione dei sistemi diffusi per compiere progressi reali verso un mondo più sano e più prospero.
Possiamo, dicono nel comunicato ufficiale che annuncia la manifestazione globale, ridirezionare le risorse per assicurare alle persone una vita più dignitosa, un’esistenza serena e appagante, piena di stimoli, di sogni e di speranze. Portiamo avanti le nostre rivendicazioni, che sono la nostra energia che sempre si rinnovano.
Al centro della protesta c’è anche l’urgenza che i profitti delle grandi aziende del fossile, destinati a ingrassare le tasche degli azionisti, vadano invece a sostenere i servizi nelle città e i trasporti rinnovabili, sostenibili e capillari.
FFF accende i riflettori sulle CERS (comunità energetiche rinnovabili solidali) finanziate pubblicamente attraverso i Comuni, ma a gestione cittadina, attraverso associazioni o cooperative, che metterebbero a disposizione molteplici benefici. Anche la decarbonizzazione deve restare il pilastro della crescita e della ripresa post-Covid, chiedono gli organizzatori dello sciopero, e l’efficienza energetica si qualifica come uno dei settori ideali per la ripresa economica e la decarbonizzazione. Per sbloccare il processo di efficientamento e l’impiego delle risorse da recovery fund, sono prioritari i segmenti dell’edilizia scolastica e dell’edilizia residenziale pubblica, le case popolari. Il patrimonio edilizio è il maggiore consumatore unico di energia in Italia, con il 45% del consumo di energia finale e il 39% delle emissioni di gas a effetto serra.
In Italia serve la Cura del Ferro, ovvero intendiamo un potenziamento del trasporto rapido di massa su tutto il territorio nazionale: per uscire dallo storico isolamento fra Nord e Sud, dagli scarsi collegamenti tra paesi, per riuscire a collegare davvero uno Stato, si può stimare un fabbisogno aggiuntivo, rispetto agli investimenti già previsti, di almeno 650 treni regionali, più di 500 chilometri tra tram e metro. Per fare tutto ciò la spesa complessiva sarebbe di soli 5 miliardi di euro, cifra dilazionabile in dieci anni. L’italia investe 100 volte più nelle auto (negli ultimi 10 anni +2400 km di strade) che nelle bici per cui serve prevedere quattro volte in più le ciclabili attuali per allinearsi ai livelli europei.
A soli 5 giorni dalla giornata dedicata alla donna, il 3 marzo è una data in cui ci aspettiamo che i movimenti ecofemministi, transfemministi e per la giustizia di genere e delle comunità LGBTQIA+ (tra cui Non Una Di Meno) animeranno, insieme a noi, le piazze di tutta Italia, così come certamente avverrà nella data dell’8 marzo, riportando l’attenzione sui temi del transfemminismo e della violenza sulle donne.
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